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Lifestyle

Grandi ritorni

Vintage o retrò, non importa: è un trend che sempre più contamina il mercato dell’automobile. E il brand fa rivivere il ricordo di atmosfere del passato

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A volte ritornano. E diventano successi commerciali formidabili. Non è questione di bacchetta magica, ma di sensibilità nel trovare risposte adeguate ai desideri che si trovano in ciascuno di noi. Si chiamano operazioni nostalgia: il desiderio di riscoprire il passato, conosciuto di persona o attraverso i ricordi di amici, genitori, familiari, è un terreno fertile, un movimento che si traduce con la voglia di vintage o di retrò. Succede con la musica, che rilancia i trionfi di un tempo cantati da star internazionali, con il cinema che sta per riproporre remake di Robocop, Highlander, The Killer, ma anche nella moda, nell’arredamento perfino nell’alimentazione. Un trend che ha contaminato il mercato dell’automobile, coinvolgendo modelli capaci di far ricordare la loro storia dalla forma, un guscio che si attualizza pur restando “fedele” all’originale. Nascono da queste riflessioni modelli che rassicurano gli automobilisti, perché offrono un vissuto e un’esperienza che tranquillizzano i marketing manager sul ritorno degli investimenti. Non è solo un escamotage commerciale, ma una trasformazione del mood vintage che diventa cultura e servizio, contribuisce a costruire la tracciabilità della marca, mentre il brand diventa narrativo, capace di evocare, nell’immaginario collettivo, il ricordo di atmosfere del passato che nobilitano le peculiarità della marca ma soprattutto di quel particolare modello. È la missione della nuova Volkswagen Beetle, ridisegnata da Walter de’ Silva, l’italiano che guida lo stile del gruppo tedesco. «Ho recuperato la linea autentica, diversa da quella della seconda generazione basata su tre cerchi» dice. «Così la macchina è più equilibrata, emana il fascino della vettura originale, anche se le prestazioni sono del tutto diverse: una volta era tutto dietro, motore e trazione, adesso è tutto avanti». Insomma, il nuovo design della vettura che debuttò al Salone di Berlino del 1939, venduta in oltre 21 milioni di esemplari e protagonista con il numero 53 e il nome Herbie di una saga cinematografica, ha lo scopo di recuperare la versatilità e lo spirito del modello originale persi nel rifacimento del 1998, «aggiungendo una buona dose di mascolinità», spiega Luca De Meo, il responsabile del marketing. Il risultato è, sempre per dirla con le parole di De’ Silva, «un’auto cool, rispettosa dell’ambiente, con sistemi di comunicazione all’avanguardia, capace di offrire prestazioni emozionanti». Quattro posti, spazio per la testa, equipaggiata con motori da 105 a 140 cv, che assicurano risparmi del 20%, sarà in vendita in Nord America a settembre, in Europa a ottobre, in Asia a febbraio 2012 e riprenderà il nome con il quale era famosa nei diversi paesi: Maggiolino in Italia, Käfer in Germania, Coccinelle in Francia, Beetle negli Stati Uniti, Fusca in Brasile, Vocho in Messico. Per il Maggiolino una sfida sulla falsariga di altre operazioni retrò, che hanno assicurato risultati commerciali altamente positivi, come la rinascita della Mini o della Fiat 500, che hanno impegnato ingegneri e designer a realizzare modelli diversi da quelli che evocano attraverso il nome, con evidenti contenuti hi tech. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mini e Fiat 500 sono vendute in tutto il mondo. Più grandi, ospitali, sicure, potenti dei vecchi veicoli cui fanno riferimento sono ormai diventati dei veri brand e, riconosciuti come tali, sviluppano una gamma di prodotti e testimoniano uno stile di vita. Al punto d’arrivare a esagerare nell’offerta di esclusività, se si pensa alla 500 Abarth Tributo Ferrari, 180 cv per 230 all’ora, offerta a 42.500 euro, o alla Mini Goodwood, vestita sulla catena di montaggio della Rolls-Royce con nappe morbidissime e radiche fiammeggianti e venduta a 46 mila euro.

Consenso degli automobilisti a stelle e strisce per la riedizione della Dodge Challenger (gruppo Fiat-Chrysler), la celebre coupé degli anni ‘60, protagonista, nella livrea arancione, con tanto di bandiera confederata sul tetto, numero 01 sulle porte e il nome di General Lee, del sequel tv The Dukes of Hazzard, un cult dell’industria cinematografica americana, che dal 2009 si può ancora vedere sul canale Sky Fox Retrò. L’erede della General Lee ha mantenuto l’inconfondibile calandra a sviluppo orizzontale e lo spoiler a becco d’anatra. Sotto il cofano, un nuovo V6 Pentastar da 305 cv, per il modello d’entrata, e un V8 di 6100 cc da 470 cv per la più esclusiva Srt8. Solo i cerchi da 18 pollici rappresentano una deroga dal passato. Per il resto nell’abitacolo domina un’atmosfera minimalista e retrò. Ovviamente le prestazioni sono migliorate, grazie a una ridefinizione delle geometrie delle sospensioni, a uno sterzo più diretto, a una frenata pastosa e modulabile. Talvolta la nostalgia è così importante che non si riesce a cambiare la forma (ma la sostanza, sì) nonostante gli anni passino. Un caso emblematico è quello della Porsche 911 del 2011, coupé e cabriolet, modello ancora del tutto simile alla 912 del 1963 che inaugurò questo straordinario filone di vetture sportive. Uno stile voluto a furor di popolo porschista, il quale tutte le volte che ha intravisto, in una delle varie serie che si sono susseguite dalla nascita, un distacco troppo deciso dall’originale l’ha bocciato, semplicemente non acquistandolo. Non è un caso se tra gli appassionati non si parli di 911, ma di 993 e 954, di 996 e 997, le sigle dei diversi anni di produzione; se sia fondamentale che il cruscotto riproponga lo stile delle prime 911, anche se, ovviamente, ogni qualvolta arriva un nuovo modello, crescono le prestazioni, la sicurezza, l’affidabilità. Un altro bell’esempio di remake è quello che nella seconda parte del 2011 si accinge a lanciare sul mercato la Morgan Motor Company, casa inglese contraddistinta da produzioni di stile quasi immutabile. Riproporrà un classico d’inizio secolo: l’auto a tre ruote, prodotta in circa 30 mila unità tra il 1909 e il 1953. Nell’estetica la Threewheeler conserva gran parte degli stilemi del passato: la forma di proiettile, rivestita da un robusto telaio tubolare e resa più sicura in caso di ribaltamento da due rollbar. A spingerla un motore Harley Davidson, l’ultima evoluzione del bicilindrico Screaming Eagle di 1800 cc, per 100 cv: l’accelerazione da 0 a 100 km/h avviene in 4,5 secondi mentre la velocità massima è stata limitata a 150 km orari. Un giocattolo che dovrebbe costare circa 20 mila euro.

Divisi tra chi sostiene che arriverà nel 2013 e chi l’ha bollata come un mero esercizio di stile, c’è una concept car strettamente legata a un altro mito degli anni ‘50. Si chiama Citroën Revolte e potrebbe essere una stretta parente, in chiave terzo millennio, della superba 2CV, la Duecavalli. Non si tratta di una riedizione nostalgica, però, ma di un’auto che vuole stupire senza tralasciare un alone di dejà vu o di tributi stilistici alla 2CV. Dettagli da assaporare con garbo, come il tetto apribile panoramico che si raccorda con il lunotto posteriore, oppure i quattro passaruota dalle generose dimensioni. Per il resto, il design è futuristico, a cominciare dalla calandra con i piccoli fari Led che ospita il grande Double Chevron per finire alle portiere che si aprono a libro e che introducono a un abitacolo da guerre spaziali. Non ha dato i frutti sperati, invece, la resurrezione della Campagnola, marchiata Iveco, un’operazione nostalgia nel segno delle sinergie. Il fuoristrada italiano, nato nel 1951, era andato in pensione nel 1987, senza essere sostituito, dopo essere stato prodotto in oltre 40 mila esemplari. È ritornata nel 2008, frutto della collaborazione tra il gruppo Fiat-Iveco e la spagnola Santana, con il contributo stilistico dell’Italdesign di Giugiaro. Muso che ricorda la prima Campagnola e sotto il cofano il motore 3 litri da 176 cv e 400 Nm di coppia a partire dai 1.250 giri del commerciale Daily, unito al cambio meccanico a sei marce (che diventano 12 grazie all’apporto del riduttore) e alla possibilità di blocco del differenziale. Carrozzeria a tre porte e quattro posti, lunga meno di 4,3 metri, che utilizza il classico telaio a longheroni, tipico dei fuoristrada duri e puri, ormai quasi estinti sotto l’incalzare dei Suv. I primi 499 esemplari costituirono la serie speciale Opening Edition (venduta a circa 37.500 euro), caratterizzata da finiture e accessori particolarmente lussuosi. Non ha avuto il successo sperato, però non è uscita di produzione. Ora non si chiama più Campagnola ma Massif: si può ancora ordinare, è un veicolo di servizio e utilità, non più una fuoristrada lussuosa e retrò.

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La nuova Fiat 500 Abarth