Come è cambiato il processo di scelta di un’auto da quando c’è la crisi? Secondo GiuliaCeriani, presidente di BabaConsulting, negli ultimi anni ci sono stati mutamenti epocali. «E non solo perché ci sono la paura di investire e la ricerca di spese che diano immediata soddisfazione», dice, «dunque l’inverso di quanto l’acquisto di un’auto richiede…».
Una volta bastava la potenza, poi è stata la volta della bellezza, dopo è venuta la sicurezza. Ora come è cambiata la scala di queste motivazioni d’acquisto?
Oggi vengono premiate la silenziosità e la sostenibilità, ma anche la maneggevolezza. Sul fronte tecnologico ha un grande peso l’iperconnessione, mentre cala il gradimento dei modelli vistosi o sovradimensionati.
Che senso ha in campo automobilistico acquistare il “minimo del massimo” o, al contrario, il “massimo del minimo”?
Non c’è dubbio, vince il “minimo del massimo”, perché si colloca nel segno dei tempi senza costringere a rinunciare alle proprie appartenenze.
Perché alcuni automobilisti nascondono il proprio status puntando sulla versione più potente e costosa, ma eliminando i segni distintivi più evidenti?
Il clima sociale non aiuta l’ostentazione. Siamo sul fronte dei cosiddetti valori critici, dove vincono la citazione della competenza e l’autoreferenzialità della scelta.
Possedere auto potenti e costose è un’inutile autogratificazione? In fondo il massimo del comfort si ottiene anche con molti modelli base…
Potenza e velocità sono valori solo per una nicchia di automobilisti. Poi ci sono i nuovi ricchi e i parvenu, che si sentono gratificati ostentando modelli vistosi ma, ripeto, si tratta di gruppi isolati e controcorrente, anzi in netta controtendenza.