Forza Mediaset, ma povera Italia
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La notizia è di quelle che un italiano che ama il suo Paese non vorrebbe mai sentire: Fininvest si è vista costretta a traslocare la sede legale di Mediaset in Olanda per favorirne lo sviluppo. E la tristezza, ti assale... Già, perché a prescindere dal fatto che si sia simpatizzanti o antipatizzanti di Silvio Berlusconi, non è confortante sapere che un’azienda italiana sia costretta a trasferire una parte di sé per poter diventare più competitiva. Anche perché si tratta solo dell’ultima, in ordine di tempo, di simil migrazioni strategiche. E non ci è di consolazione sapere che comun- que la sede scale (e produttiva) rimanga in Italia.
Ogni persona di buonsenso ormai non può non chiedersi come mai questo Paese non trovi un suo modo per agevolare le aziende che operano sul suo territorio, nonché per attrarre investimenti internazionali. La qual cosa non deve essere impossibile, visto che dello stesso club dell’Olanda sono socie nazioni come Irlanda, Portogallo, Inghilterra (almeno prima del casino Brexit), Lussemburgo e, per certi versi, anche la Spagna. Certo, si è detto che l’Olanda risponderebbe all’esigenza di avere una sede neutrale per creare, in collaborazione con altri operatori, il primo broadcaster paneuropeo. Così come si è detto che la “fuga” oltrecon ne sarebbe ispirata dal venir meno dello scudo politico conseguente all’indebolimento elettorale di Forza Italia. Ma alla fine le chiacchiere stanno a zero: rimane il dato di fatto che un simile gesto sia umiliante, non per Mediaset – che ha ovviamente tutto il diritto di fare business dove e con chi crede –, ma per l’amor proprio di noi tutti, come cittadini e come imprenditori. Perché di una cosa dobbiamo essere certi, ed è che questa lenta emorragia della compagine industriale del nostro Paese è di sé il sintomo di una patologia profonda, la stessa – per certi versi – che porta tante piccole-grandi eccellenze del made in Italy a entrare nell’orbita dei gruppi stranieri solo perché non messe nelle condizioni di dotarsi di una gestione competitiva a livello internazionale; peraltro, tra l’ignavia – è bene dirlo – dei gruppi industriali tricolori, solitamente insensibili a investire e sostenere comparti non foraggiabili attraverso le solite sovvenzioni pubbliche. Quindi, come imprenditore, mi sento senz’altro di dire “Forza Mediaset”, ma come cittadino di questo Paese non posso non pensare allo stesso tempo “Povera Italia”.
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