Ho sognato che gli evasori…
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Verrà il giorno in cui l’evasore fiscale italiano si vergognerà della sua natura. Guarderà i servizi di cui usufruisce, dai più elementari come le strade e la raccolta dei rifiuti a quelli più sofisticati come la sanità, e proverà orrore per il suo approfittarsi perennemente di servizi che altri hanno pagato e continuano a pagare anche in sua vece. Certo penserà, «a me cosa importa, tanto se sto male vado in clinica privata extralusso!». Ma non credo che la penserebbe allo stesso modo la volta che cadrà vittima di un incidente o dovrà spostarsi da una città all’altra per raggiungere il suo yacht, oppure chiedere l’intervento della polizia o di un giudice la volta che dovesse subire un torto. Ci sono cose che non hanno prezzo… come direbbe lo slogan di una nota campagna pubblicitaria.
Ma vedere gli evasori fare, prima o poi, i conti con la propria avidità è il sogno a occhi aperti che ho fatto, leggendo che nel 2020 gli abitanti del nostro beneamato Paese hanno dichiarato redditi da fame: con solo il 4% dei contribuenti ad aver guadagnato più di 70 mila euro, e sobbarcandosi di rimando il versamento del 29% dell’Irpef. Mentre il 70%, che si assesta tra i 15 mila e i 70 mila euro, ha sborsato il 67% dell’Irpef totale. Il restante 27% avrebbe guadagnato sotto i 15 mila euro: si tratta di quasi 13 milioni di persone esentate di sana pianta dell’Irpef. Si dirà, «certo, il Covid avrà fatto la sua parte nel demolire i redditi». E si dirà bene, se non fosse che quella dei contribuenti italici verso il fisco è una disaffezione che viene da lontano, visto che il nostro sciagurato Paese conta una evasione monstre stimata oltre 80 miliardi di euro. Quindi, non c’è pandemia che tenga: anche perché mentre i salari venivano intaccati dalla crisi, dall’altra la liquidità sui conti correnti bancari cresceva a dismisura gelando consumi e investimenti produttivi.
Da tempo si parla, a ragione, della necessità di accrescere l’educazione finanziaria nella popolazione, che conosce livelli di gran lunga sotto la media europea. Ma altresì credo che sarebbe altrettanto salutare un’ormai inrinviabile educazione fiscale. Al di là dei concetti di sostenibilità che spaziano dal sociale all’ambiente passando per l’economia, bisogna essere in grado di intervenire sulla cultura di base delle persone. Affinché siano capaci di abbracciare una causa e di sentirsene responsabili a prescindere delle mode del momento. E il senso di responsabilità verso la propria comunità e il Paese in cui si vive, e il mondo che lo ospita, deve essere secondo solo al rispetto per se stessi e la propria dignità di persona e di cittadino. Tutte prerogative di cui un evasore fiscale è totalmente e tragicamente (purtroppo per noi e per lui) sguarnito.
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