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Elogio dell'ultimo miglio

Torna a Discanto
Domenica, 06 Settembre 2015

Per una Postalmarket che muore, c’è un’Amazon che scoppia di salute. L’azienda di vendite per corrispondenza, fondata nel 1959 da un’idea di Anna Bonomi Bolchini (imprenditrice milanese il cui nome è legato, tra diversi altri, a marchi come Brioschi, Miralanza, Rimmel e Durbans) ha, infatti, serrato i battenti definitivamente, dopo una lunga crisi. Nei tempi d’oro era arrivata ad avere 1.400 dipendenti, per un fatturato annuo di 600 miliardi di lire e 45 mila spedizioni giornaliere. Di contro, contemporaneamente, dall’altra parte del mondo Amazon coglie di sorpresa Wall Street, dove il titolo cresce del 20% in seguito all’annuncio dell’ultima trimestrale (aprile-giugno) in cui si è registrato un utile di 92 milioni di dollari.

Eppure, fatte le dovute distinzioni spazio-temporali, cos’hanno concettualmente di diverso le due imprese? La tecnologia certamente, ma il modello di business è simile. Questo per dire che, come spesso accade, considerando le patrie vicende in fatto di impresa e non solo, si scopre che l’Italia a volte (anche spesso) c’aveva visto giusto prima degli altri, ma che non aveva avuto la prontezza e la perseveranza per approfittarne.

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C’è un’opportunità enorme
che rimane inesplorata
o guardata con sospetto,
mentre a molti potrebbe
offrire un’opportunità
di business in più

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Nell’attualità, prendete a esempio il caso della VisLab di Parma, che diversi anni prima di Google si era spinta nella sperimentazione dell’auto che si guida da sé. Nella storia, come dimenticare l’antesignaneità dell’Olivetti del cavalier Adriano rispetto alla Microsoft del plurimiliardario Bill Gates? Come dire, ci manca lo sprint dell’ultimo miglio. Lo stesso che stanno dimenticando di colmare, per ritornare sull’esempio Postalmarket vs Amazon, le aziende italiane. Infatti, malgrado nel 2015 il Politecnico di Milano abbia stimato per i siti di commercio online un fatturato di oltre 15 miliardi di euro, solo il 4% delle imprese tricolori si è attivato per poter avere accesso a questa piattaforma di distribuzione di prodotti e servizi. Eppure da un lato abbiamo a disposizione una tipologia di offerta creativa (dalla moda al design) e autoctona (dal vino alla gastronomia più in generale) che ci consentirebbe di essere assolutamente attrattivi sulla piazza globale, mentre dall’altro ci sono oltre 1,2 miliardi di utenti, 300 milioni dei quali in Cina e 360 milioni in Europa, che amano fare acquisti su siti stranieri. Così, mentre le pmi stentano e le grandi si affaticano per sopravvivere, c’è un’opportunità enorme che rimane inesplorata o guardata con sospetto (a causa dei pagamenti elettronici?), mentre a molti potrebbe offrire un’occasione di business in più. E per convincersi di questo basterebbe tornare a guardare entro i nostri confini. Nello specifico in casa Yoox, la prima azienda italiana a livello globale nel settore del retailing online, fondata da Federico Marchetti per rispondere alla domanda che si era fatto da giovane di ritorno da New York: «Che cosa posso fare, partendo dal mio Paese, per avere un vantaggio competitivo su scala globale?». La risposta è sotto gli occhi di tutti.

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