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Discanto

A.I., prima che sia troppo tardi

architecture-alternativo Credits: starline/Freepik

Le notizie che ogni giorno si susseguono sui mirabolanti, presenti e futuri impieghi dell’Intelligenza Artificiale nelle nostre vite, portano ad avvalorare quella che ormai sembra essere una legge di gran lunga condivisa, quella di Amara: «All’introduzione di nuove tecnologie si tende simultaneamente a sovrastimarne l’impatto a breve termine, e a sottostimarne l’impatto a lungo termine». Tradotto brutalmente: gridiamo “al lupo, al lupo!” come galline impazzite nell’immediatezza della notizia (e la folla di analisi su come tale tecnologia renderà obsolete certe figure professionali si sprecano ormai da tempo), dopo di che passiamo immediatamente a preoccuparci d’altro, lasciando che l’allarme diventi realtà senza che abbiamo provato a metterci una pezza, o provato quanto meno a darci e a dargli una regolata.

È successo con la web economy, si è ripetuto con la sconvolgente invadenza dei social media, e stiamo per assistere allo stesso film – che rischia stavolta di tramutarsi però da tragedia in horror – con l’A.I.. Diciamocelo: le istituzioni – cioè quelle che dovrebbero vigilare – appaiono come balbettanti e incompetenti analfabeti su questo tema. Aspettano solo che il Musk o lo Zuckerberg o il Bezos di turno si lanci nella volata finale per spillare al mondo la solita valangata di miliardi, così potranno ancora una volta spellarsi le mani per applaudire scelte di business che in un modo o nell’altro fanno carne da macello di noi e della nostra privacy.

Certo è che, se non è ormai ipotizzabile che le reti social siano da considerare – al pari dell’etere e delle telecomunicazioni – di interesse nazionale e, quindi, essere soggette al controllo dei governi dei singoli Stati (democratici, verrebbe da aggiungere) anziché di certi autocrati multimilionari, con l’A.I. bisognerebbe muoversi per tempo, dimostrando di avere imparato qualcosa dagli evidenti e recenti errori. Non tanto e non solo perché stiamo parlando di una tecnologia che genererà profitti tali da far impallidire quelli di e-commerce e social media messi insieme, ma soprattutto perché si tratta di un fronte con gigantesche implicazioni etiche, che attengono alla dignità umana. E nessuno nelle istituzioni si interroga, nessuno prova a concordare quali siano i confini che non possono essere superati, pena la riprovazione generale traducibile in severe conseguenze politiche ed economiche.

Non si può lasciare solo al buon senso delle aziende hi tech la decisione di non strafare, ci sarà sempre qualcuno disposto a rilanciare per puro spirito competitivo o semplice venalità, se non peggio. Verrebbe da dire che, se non siamo in grado di amministrare e regolamentare le ricadute di questa tecnologia (e, segnatamente, oggi non lo siamo…), bisognerebbe valutare seriamente di rallentarne ogni applicazione, perché quando ci troveremo davanti ai suoi effetti reali e generalizzati, potrebbe essere ormai troppo tardi.

Immagine in apertura di starline da Freepik