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Lavoro

Viaggi d’affari a picco. Colpa di un Pil sempre più stagnante

Secondo l’analisi di Uvet, il trend del turismo di lavoro rispecchia l’andamento negativo dell’economia italiana

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Avete presente i commerciali e manager super impegnati, con la valigia sempre in mano e con un piede perennemente in aeroporto? Ecco, stampatevi l’immagine bene in testa perché potrebbero diventare presto una categoria in via di estinzione. Il difficile momento che stanno vivendo l’economia italiana e il nostro Pil, infatti, non è una minaccia solo per i viaggi di piacere, ma anche per quelli di lavoro. A dirlo l’Uvet Travel Index, un indicatore che il gruppo Uvet, leader italiano nei viaggi d’affari, ha elaborato proprio sulla base di quanto e come ci si muove per ragioni di business: costruito su 3,5 milioni di informazioni relative ai viaggi d’affari compiuti da gennaio 2013 a marzo 2019 dai clienti di Uvet GBT, pari a oltre il 20% del mercato, l’indice rivela che oggi, rispetto al passato, ci si sposta molto meno per ragioni lavorative. La colpa? Proprio della stagnazione economica: secondo l’analisi di Uvet, infatti, il trend dei viaggi d’affari rispecchia al 92% l’andamento del Prodotto interno lordo del Paese.

E purtroppo la situazione non è destinata a migliorare: secondo Uvet, nel primo trimestre del 2019, la crescita del Pil sarà pari a zero rispetto al quarto trimestre 2018, a causa dell’incertezza a livello nazionale e internazionale. Del resto, il rallentamento delle esportazioni, la frenata negli investimenti, la fine del ciclo espansivo del settore automotive e soprattutto la crisi dell’export stanno peggiorando la stagnazione della nostra economia, influenzando negativamente anche il settore del turismo d’affari.