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Lavoro

Inps, quasi 500 mila italiani in pensione da 36 anni

Tito Boeri ventila la possibilità di un contributo da parte dei pensionati

Quasi 500 mila italiani vive da 36 anni grazie agli assegni mensili erogati dall’Inps: sono 474.978 coloro che sono pensionati da prima del 1980; di questi, 188.436 sono assegni di vecchiaia, e 286.542 quelli di reversibilità. I dati divulgati dall’Inps portano in evidenza un’altra informazione importante: l’età media di conseguimento della prima pensione è piuttosto bassa, e si attesta sui 54,9 anni; ancora più giovani coloro che ricevono la reversibilità: l’età media è di 41,35 anni. Le statistiche in oggetto sono però relative al solo settore privato, e non tengono perciò conto della situazione degli ex lavoratori pubblici e il fattore baby-pensioni.

IL COMMENTO DI BOERI. I risultati sono comunque preoccupanti: Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha ben chiare le difficoltà che tale situazione può comportare alle attuali finanze dello Stato Italiano, e suggerisce una possa che potrebbe alleggerire le spalle dei contribuenti: «Siccome sono state fatte delle concessioni eccessive in passato e queste concessioni eccessive oggi pesano sulle spalle dei contribuenti, credo che sarebbe opportuno andare per importi elevati a chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani e anche per facilitare e rendere più facile anche a livello europeo questa uscita flessibile».

RIPENSARE IL CONTRIBUTO. Ai pensionati più ricchi, o a coloro che si sono ritirati dal mondo del lavoro da molti anni, verrebbe dunque richiesta una quota, in proporzioni e volume che terrebbe conto non solo del valore dell’assegno mensile, ma anche dell’età di pensionamento. Per il momento, comunque, nulla è stato deciso: come sottolineato dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, una forma di contributo di solidarietà è già attiva sulle pensioni più sostanziose, e nel prossimo futuro urgerà una valutazione relativa all’efficacia della modalità di prelievo attualmente in uso e all’opzione di rinnovarla o meno. L’obiettivo sarà comunque il medesimo: mantenere una certa flessibilità senza rinunciare all’equità fra generazioni che è principio guida del sistema pensionistico nazionale.