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Lavoro

Ti formo e non spendo (o spendo poco)

Ecco come funziona (davvero) il sistema di aggiornamento per i dipendenti tra soldi pubblici e fondi privati

C’è qualcosa da fare, oltre a lamentarsi. Reagire. Soprattutto adesso che i dipendenti hanno bisogno di aggiornarsi e imparare a fare altre cose rispetto a quelle che hanno sempre fatto e le imprese, quelle innovative, almeno, hanno capito che senza personale bravo e motivato si fa poca strada. La soluzione per entrambe le categorie si chiama formazione professionale. Il problema, semmai, è muoversi nel sistema di finanziamenti che non è semplice. Vediamo perché. Nel pubblico, tanto per cominciare a seconda dei soggetti coinvolti cambiano i piani, le finalità e le modalità per accedere ai finanziamenti. La strada più battuta è quella del Fondo sociale europeo che ha una dotazione molto ricca (tra il 2007 e il 2013 sono previsti più di 15 miliardi di euro, di cui 7 miliardi stanziati dall’Unione europea e 8,4 dalla controparte nazionale) ma altrettanto articolata, visto che viene suddivisa tra Piani operativi regionali e nazionali, spezzettata in misure di intervento, e assegnata tramite bandi di formazione. Il datore di lavoro deve presidiare le bacheche virtuali delle amministrazioni locali e dei ministeri e attende gli avvisi più interessanti. Oppure presentare un piano e aggiudicarsi i fondi. Oppure, ancora, manda i propri dipendenti a seguire corsi di formazione già confezionati. La seconda strada è quella dei finanziamenti nazionali, alimentati dall’accantonamento dello 0,3% del totale dei costi salariali che il datore di lavoro versa all’Inps. In tutto 750 milioni di euro. Queste risorse, oggi, vengono gestite in parte dalla pubblica amministrazione e in parte dai fondi interprofessionali: 18 enti costituiti dai rappresentanti delle associazioni sindacali e di categoria. L’imprenditore che vuole utilizzare queste risorse o monitora i bandi regionali oppure decide di aderire a uno dei fondi interprofessionali tramite i quali può ottenere il saldo del proprio accantonamento all’Inps (e spenderlo in formazione) o ancora prendere parte ad altri avvisi e corsi di formazione organizzati dai privati.

A modo mio

Fino a sei anni fa i canali di finanziamento nazionali venivano interamente gestiti dalle Regioni e dal ministero del Lavoro e i destinatari erano i lavoratori potevano decidere di aderire anche indipendentemente dai desiderata aziendali. Poi il pacchetto Treu del 1996 e la finanziaria 2001 e infine la disposizione 326 del 2003, hanno introdotto la gestione privatistica della formazione.Da quella data le aziende hanno cominciato a spostare sul mercato privato l’accantonamento annuo all’Inps (il famoso 0,3%) attraverso una piccola accortezza burocratica, cioè indicando nel modello DM10 con il quale denunciano all’Istituto di previdenza le retribuzioni mensili e i contributi dei dipendenti, l’adesione a uno dei 18 fondi. A oggi il 60% degli imprenditori hanno optato per la formazione privata spostando dalle casse pubbliche 450 milioni di euro. Nel 2009 le maggiori performance sono state realizzate da Fondimpresa, l’ente di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, che ha impegnato 210 milioni di euro a vantaggio di 310 mila lavoratori di oltre 10 mila aziende. «Con il 2009», spiega il direttore generale di Fondimpresa, Michele Lignola, «il meccanismo del Fondo è decollato. Questo perché abbiamo offerto alle aziende due soluzioni innovative sul mercato della formazione: la possibilità di usufruire tramite il conto aziendale, in totale libertà e autonomia, del 70% dei contributi versati in accantonamenti e contemporaneamente di prendere parte ai bandi di formazione finanziati dalla quota restante delle risorse, il cosiddetto conto di sistema». Il modello Fondimpresa sposta per intero la responsabilità della qualità della formazione in capo al datore di lavoro. È lui che pianifica la formazione e presenta il progetto compilando un format on line. Se il piano, che per legge deve attenersi alle esigenze formative previste condivise dalle parti sociali, viene accolto, riceve il via libera definitivo entro 30 giorni. A quel punto ingaggia i formatori che gli sono più congeniali, nei tempi, nei luoghi e nei modi che preferisce, e a corsi finiti, presenta la rendicontazione dei costi a Fondimpresa e in 15 giorni ottiene i finanziamenti.

Occhio ai piccoli

Tra le aderenti a Fondimpresa compaiono aziende del calibro di Barilla, Loro Piana e Iveco. Ma le grandi costituiscono solo una piccola parte dell’impresa italiana. Per questo i vertici lavorano per intercettare le adesioni delle Pmi. «Per venire incontro alle esigenze delle imprese più piccole», aggiunge Lignola, «abbiamo previsto con Intesa SanPaolo finanziamenti agevolati per l’attivazione dei corsi». Le piccole, comunque, oltre a incorrere in problemi di liquidità, si scontrano con conti aziendali esigui. Anche perché se per ogni dipendente il datore di lavoro accantona in media 60 euro all’anno, le Pmi con meno di 50 addetti riescono ad accumulare un massimo di 2.500 euro ogni anno per la formazione di tutti i dipendenti. Se però presentano a Fondimpresa un progetto formativo con costi più alti possono richiedere un ulteriore finanziamento allo sportello.A differenza di Fondimpresa, gli altri fondi ancora non offrono la soluzione combinata tra conto e avvisi e lasciano scegliere all’imprenditore una delle due opzioni. Le imprese grandi opteranno per la formazione autogestita mentre quelle piccole sceglieranno di concorrere agli avvisi che, almeno in teoria, premiano i progetti più meritevoli e gli imprenditori più determinati.

Il caso

La Caronte&Tourist, la società di traghettamento privato che collega Messina a Villa San Giovanni e che conta mille dipendenti, è stata tra le prime a partecipare agli avvisi di Fondimpresa. Nel 2008 ha ottenuto un cofinanziamento di 400 mila euro che le ha consentito di riqualificare 450 dipendenti su materie legate alla sicurezza nel lavoro marittimo, a cominciare dalla percezione del rischio e dalle nozioni di primo soccorso. Il personale di desk ha invece seguito corsi di inglese e di pubbliche relazioni.

ELENCO DEI FONDI E DESTINATARI

  • FONDO ARTIGIANATO FORMAZIONE IMPRESE ARTIGIANE

  • FON.COOP – COOPERATIVE

  • FONDIMPRESA – INDUSTRIA

  • FONDO DIRIGENTI PMI – DIRIGENTI DELLE PMI

  • FONDO FORMAZIONE PMI – PICCOLE E MEDIE IMPRESE

  • FONDIR. – DIRIGENTI DEL TERZIARIO

  • FOR.TE. – ADDETTI DEL TERZIARIO

  • FONDIRIGENTI – FONDAZIONE PER LA FORMAZIONE ALLA DIRIGENZA NELLE IMPRESE INDUSTRIALI

  • FON.TER. – DIPENDENTI DEL COMPARTI TURISMO E DISTRIBUZIONE SERVIZI

  • FONDOPROFESSIONI – STUDI PROFESSIONALI

  • FOND.E.R. – ENTI RELIGIOSI

  • FON.AR.COM. – IMPRESE DEL TERZIARIO, ARTIGIANATO E PMI

  • FOR.AGRI. – AGRICOLTURA

  • FONDAZIENDA – QUADRI E DIPENDENTI DEI COMPARTI COMMERCIO-TURISMO-SERVIZI, ARTIGIANATO E PMI

  • FONDO BANCHE ASSICURAZIONI – COMPARTI CREDITO E ASSICURAZIONI

  • FORMAZIENDA – COMMERCIO, TURISMO, SERVIZI, PROFESSIONI E PMI

  • FONDITALIA – FORMAZIONE ECONOMICA DELL’INDUSTRIA E DELLE PMI

  • FONDO FORMAZIONE SERVIZI PUBBLICI FORMAZIONE CONTINUA NEI SERVIZI PUBBLICI

Credits Images:

Michele Lignola

Offriamo la possibilità di usufruire tramite il conto aziendale, in piena autonomia, del 70% dei contributi versati in accantonamenti e allo stesso tempo di partecipare ai bandi di formazione finanziati dalla quota restante delle risorse