
«Talents in motion», così l'Italia acchiapperà talenti in giro per il mondo. Si tratta di un progetto di corporate social responsability pensato per attirare il capitale umano residente all'estero - italiano e non - a scegliere il Belpaese. L'inziativa è stata promossa dal Forum della Meritocrazia e realizzata in collaborazione con LinkedIn, con il sostegno del ministero delle Finanze e con il coinvolgimento diretto di Aiceo, l’associazione che riunisce gli amministratori delegati di alcune fra le più importanti aziende attive in Italia.
«Talents in motion»: così l'Italia attrarre il capitale umano
Ma come nasce Talents in Motion? Secondo l'Ocse, ogni sei talenti che lasciano l'Italia ne tornano - o arrivano - cinque. Il progetto, che partirà in primavera, nasce proprio per colmare questo gap e aiutare la competitività del Paese. Alla base c'è l'esperienza del primo piano Aiceo per i talenti locali di 30/35 anni: in quattro anni l'iniziativa ha coinvolto circa 400 i giovani attraverso la condivisione di esperienze e di un network tuttora attivo. Il suo ruolo è quello di essere un “aggregatore” ragionato e molto verticale, una guida alle opportunità professionali, uno strumento di raccordo operativo tra eccellenze umane, aziende, università e istituzioni, per facilitare l'icontro tra domanda e offerta di lavoro.
Come si attira il talento?
Per attirare i talenti stranieri o italiani che vivono all'estero nascerà una piattaforma online, un fitto programma di incontri e tavole rotonde dedicato ad amministratori delegati e C-Level dei diversi settori merceologici e un evento di chiusura con la presentazione dei risultati raggiunti. Si tratta di un percorso di “engagement” virtuale e fisico, che potrà contare sulla vetrina di LinkedIn e la forma di Confindustria Digitale per condurre i talenti all’interno degli Innovation Hub previsti dal piano Industria 4.0. E non solo con la prospettiva di un compenso maggiore, ma - come indicano tutte le ricerche - con modelli avanzati di smart working ed estrema flessibilità.
«Cruciale è l’incrocio fra competenze, la specifica specializzazione dell’azienda, e in questa direzione la nostra esigenza di figure digitali avanzate aumenterà del 40% all’anno, mentre le otto università italiane che oggi offrono master sul fronte dati non sfornano figure a sufficienza per soddisfare la domanda», assicura Marco Icardi, amministratore delegato di Sas in Italia. «La disponibilità degli strumenti digitali per tutti», aggiunge Donato Iacovone, Ceo e Managing Partner di EY in Italia, «non ha risolto il problema della crescita del sistema Paese, perché il vero problema è la mancanza di competenze che coniugano conoscenze tecnologiche e di business. E in Italia non ci sono. Per questo occorre puntare sull’attrattività dei talenti, e quindi soggetti creativi e in grado di suggerire idee nuove».