
Posti di lavoro nell'industria: è allarme formazione. Le imprese italiane avranno bisogno di 272mila addetti nei prossimi cinque anni nei settori della meccanica, della chimica, del tessile, dell’alimentare e dell’Ict, ma non li troveranno. Avranno a disposizione una grande scelta nel campo dei manager, ma non in quel 60% di periti e laureati tecnico-scientifici che mandano avanti le catene di montaggio. Sono i dati di Confindustria in un dossier realizzato con Unioncamere, presentato a Verona nel corso dell’apertura di Job&Orienta.
Posti di lavoro nell'industria: è allarme formazione
Questa domanda di posti di lavoro nell'industria troverà ragazzi formati nel modo più corretto. Le previsioni sono pessimistiche: da anni gli istituti tecnici perdono iscritti, nell'ultimo triennio dell'indirizzo meccanico c'erano appena 30 mila iscritti a fronte di una domanda in grado di assorbirne 40 mila. Ancora peggio nel tessile, dove gli iscritti dell’ultimo triennio degli istituti tecnici superano appena le 2mila unità. Con metà che proseguirà gli studi, parliamo di mille periti a fronte di 16.350 richieste.
Il fabbisogno di 272 mila addetti da qui al 2021 è calcolato in base al turnover e alle aspettative di crescita (o decrescita) dei cinque settori. In generale, per la meccanica si stimano 93.550 nuovi ingressi, di cui circa 60 mila in possesso di laurea o diploma. Non c'è più spazio, insomma, per la manodopera senza titoli scolastici o qualifiche professionali nell'era dell'Industria 4.0. Nell’alimentare la richiesta è di 49mila addetti, nel tessile 47.500, nel chimico 5 mila, nell’Ict 77 mila. En questi ultimi due settori si parla soprattutto di laureati.
«Siamo di fronte a una grave emergenza formativa», ha spiegato Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano. «Va detto con chiarezza, e con la forza dei numeri. Lo studio che presentiamo parla chiaro: è un messaggio che indirizziamo a tutti, politica, insegnanti, genitori, ragazzi. C’è tanta manifattura in Italia. Venite a conoscerla. È una ricchezza, non un fastidio. Vanno valorizzati gli Its, gli Istituti tecnici superiori e le lauree industriali manifatturiere legate proprio a queste super scuole tecniche, post diploma».
Formazione professionalizzante
Di quale formazione ha bisogno l'industria italiana? Di un percorso professionalizzante, come l'alternanza scuola-lavoro nel modello tedesco. Il settore meccanico - per tre quarti al Nord - cerca ingegneri per fare i progettisti, programmatori informatici, super periti specializzati in robotica. L’industria alimentare aprirà le porte agli addetti alla lavorazione, ai controllori di qualità-sicurezza, ai tecnologi alimentari, agli esperti di legislazione (qui sotto Roma andranno il 40% dei contratti, uno su 5 agli under 30).
Nel tessile-moda la mappa del fabbisogno è più o meno omogenea in tutt’Italia: la ricerca è rivolta essenzialmente a tecnici di tessitura, della confezione, della nobilitazione e della stampa tessile. Ma è caccia aperta pure a ingegneri, tecnici di processo, specialisti informatici e di prodotto. C’è infine la chimica, che chiede analisti, ricercatori, tecnici di laboratorio, conduttori d’impianto, esperti nell’area sicurezza, salute, ambiente.