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Lavoro

Pensioni, Renzi punta alla flessibilità in uscita

Forti penalizzazioni per chi lascia il lavoro a 62 anni; si cerca un compromesso per rendere la manovra “a costo zero”

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Nonostante gli avvertimenti del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, preoccupato per la tenuta degli equilibri della finanza pubblica, Matteo Renzi sembra incline a portare avanti il progetto di un intervento in materia pensioni nella prossima Legge di Stabilità, carezzato dal Presidente del Consiglio sin da maggio scorso.

L’INTERVENTO. L’operazione prevista è lo “scavalcamento” della rigida Legge Fornero, e la concessione di una certa flessibilità in uscita per chi desidera andare in pensione, in cambio di una riduzione dell’assegno. Un’idea, questa, supportata da nomi di rilievo (tra tutti, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano), che trova approvazione anche da parte della minoranza interna del Pd e dei sindacati.

PENALIZZAZIONE IN ASSEGNO. Resta però aperta la questione dei costi: anticipare la pensione a 62 anni (contro i 66 e sette mesi del 2016) avrebbe un peso notevole sulle finanze pubbliche, almeno per i primi anni. Per i pensionati che lascerebbero il lavoro in anticipo, l’opzione del passaggio da un calcolo contributivo dell’assegno a quello interamente retributivo (è questa una delle soluzioni trovate per contenere gli ingenti costi che il pensionamento anticipato comporterebbe allo Stato italiano) significherebbe una riduzione dell’assegno fino al 30%. Si pensa anche di far “scontare” l’uscita anticipata applicando una penalizzazione sulla pensione pari al 2% l’anno.

MANOVRA “A COSTO ZERO”. La flessibilità in uscita è ancora al vaglio di Bruxelles, che deve dare il via libera. Intanto, i tecnici del Governo cercano un compromesso tra le esigenze delle finanze pubbliche e quelle dei pensionati, che permetta in ogni caso di rispettare la necessità di mantenere la manovra a costo zero per le finanze pubbliche. Una possibile soluzione sarebbe quella di far salire la penalizzazione dal 2 attualmente previsto al 3-4% l’anno, arrivando fino ad un massimo del 12-15% in quattro anni e riuscendo nell’obiettivo di equilibrare costi e risparmio.

PROBLEMA ESODATI. La manovra servirebbe a tamponare la questione esodati. Se i 12 miliardi in due anni e mezzo stanziati hanno permesso la salvaguardia di 125 mila lavoratori rimasti intrappolati nel limbo causato dalla Legge Fornero, restano comunque 49 mila esodati per i quali non è stata ancora trovata una soluzione. In quest’ottica si pensa di rinnovare la cosiddetta “opzione donna”: per le lavoratrici è prevista la possibilità di andare in pensione a 57 anni e 35 di contributi, con una perdita nell’assegno tra il 20 e il 30%.