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Lavoro

Non voglio precari nel mio call center

“Duemila dipendenti, zero co.co.co”. Gabriele Moretti ha tappezzato Torino di manifesti per far sapere che si può guadagnare, anche in un settore borderline, senza avere nemmeno un dipendente “a partita iva”. Ecco come ha fatto

Tempi duri. Ma non per tutti. A Torino la Fiat continua a fare fatica a invertire la tendenza del calo delle vendite di automobili. Sempre a Torino la prima preoccupazione della maggior parte delle aziende è quella di trovare qualcosa da fare ai propri dipendenti, non certo di assumerne di nuovi. Eppure, sempre a Torino c’è chi ha investito soldi per farsi una pubblicità che non si era mai vista prima. C’è chi ha tappezzato il capoluogo piemontese con cartelloni che sembrano essere uno schiaffo per tutte le medie, piccole e grandi imprese che stanno perdendo i pezzi. Lo slogan è: “Duemila dipendenti, zero co.co.co”. Ad aver commissionato la campagna pubblicitaria è la Contacta Spa, il call center fondato da Gabriele Moretti nel 1996, ad appena 24 anni, con l’idea di fornire servizi in outsourcing per le aziende, preferibilmente grandi, di dimensione minima europea. Stiamo parlando di un call center; cioè di un luogo che nell’immaginario collettivo è sinonimo di precarietà, sfruttamento e bassi (anzi, bassissimi) salari il quale, invece, spende soldi per far sapere di non avere tra i propri dipendenti nemmeno un contratto di precariato. Impossibile, eppure è così. Un’idea che solo a un imprenditore di nemmeno 40 anni poteva venire in mente.

Moretti, però, non è nuovo alle imprese impossibili. «Il primo call center che ho creato aveva sede in un garage, e aveva dieci postazioni con telefoni a cornetta», racconta. Dopo 15 anni è diventato uno dei leader del mercato italiano. Oggi fattura 14 milioni di euro e ha 2 mila dipendenti dei quali il 70% a tempo indeterminato e il 30% regolari contratti a tempo determinato. Sul fatto che i contratti a tempo determinato siano assimilabili a contratti di precariato ci sarebbe molto da discutere, ma il punto è che Moretti si fa vanto di non aver accettato nessuna persona con la partita Iva, nessun contratto a progetto, nessuna collaborazione esterna. Come è possibile non avere precari e continuare a crescere e guadagnare soldi? Probabilmente perché il modello di business di Contacta è diverso da quello dei competitor per i quali il costo del lavoro è fondamentale per recuperare margini di guadagno. Moretti si è, invece, posizionato su una scala di valore più alta: i suoi clienti sono disposti a spendere di più per avere un servizio migliore e lui può permettersi il “lusso” di non avere precari in azienda. Tra i suoi clienti ci sono, infatti, società nazionali e internazionali di primo piano che operano prevalentemente nel settore finanziario, delle telecomunicazioni, dei trasporti, oltre a pubbliche amministrazioni, servizi di pubblica utilità e distribuzione. I nomi? Lavazza, Che-Banca, Enel, Agos, Ferrero, Mars, Ducati e Agos Spa, società di credito al consumo del gruppo francese Credit Agricole che per un certo periodo è stata partner di Moretti che si ricomprato tutta l’azienda nel 2009 mantenendo Agos come cliente. «Contacta», spiega oggi Moretti che a 25 anni, ancora studente di ingegneria, era già imprenditore, «si distingue sul mercato per la qualità del servizio che è in grado di offrire ai propri clienti perché la nostra è una vera e propria industria dei servizi basata sul valore dei dipendenti».

Contacta è un esempio raro: non solo perché è nata ed è cresciuta in una città che è sempre stata Fiat-dipendente e dove le nuove iniziative imprenditoriali sono sempre state storicamente legate alla casa del Lingotto, ma anche perché il suo settore è costellato di fallimenti, scandali, processi. Basti pensare ai casi Omnia, Phonemedia ed ex Eutelia: tutte aziende attive nei servizi telefonici e tutte finite davanti ad un giudice. Un mondo borderline, insomma, che ha ispirato libri e film proprio per la sua familiarità con fenomeni di sfruttamento del lavoro. Dice niente il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti? «Noi no», ripete orgoglioso Moretti, «noi non abbiamo mai impiegato contratti di lavoro atipico».

IN CIFRE

14 milioni di euro

Fatturato

2 mila

Dipendenti (il 70% con contratto a tempo indeterminato, il 30% a tempo determinato)

0

Collaboratori a Partita Iva