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Lavoro

Licenziare per crescere: Just do It

Nike licenzia il 2% dei dipendenti per spingere lo sviluppo in dodici città e «seguire meglio i clienti». Anche Nestlé imita questa strategia. Questo è il futuro?

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Nike licenzia il 2% dei dipendenti per rilanciarsi e seguire meglio i clienti. Sembra strano a dirsi, ma il brand del baffo ha annunciato il taglio di 1.400 posti su 70.700 in tutto il mondo proprio per stare più vicino alla clientela. Snellire l’organizzazione permetterà così a Nike di focalizzarsi meglio sui consumatori in 12 città di 10 Paesi chiave: Milano, New York, Londra, Shanghai, Pechino, Los Angeles, Tokyo, Parigi, Berlino, Città del Messico, Barcellona e Seul. «Queste città e paesi dovrebbero rappresentare la crescita stimata di Nike al 2020», scrive l’azienda.

NIKE LICENZIA IL 2% DEI DIPENDENTI

L’ultimo trimestre, chiuso il 28 febbraio 2017, ha visto i ricavi di Nike crescere del 5% a 8,4 miliardi di dollari e perfino l’utile per azione è salito del 24% a 0,68 dollari. Nonostante il fatturato non brillantissimo, almeno per le richieste degli azionisti: «Il potere del portafoglio internazionale e diversificato di Nike ha permesso di portare a termine un altro solido trimestre di crescita e profittabilità», aveva comunque commentato il Ceo Mark Parker.

BACI PERUGINA, CONFERMATI I 340 LICENZIAMENTI

Non cambiano nemmeno i piani di Nestlé sui 340 esuberi tra i produttori dei Baci Perugina nel giugno 2018. In un tavolo al Mise, i vertici della multinazionazionale svizzera hanno spiegato che il loro obiettivo è «una fabbrica efficiente e competitiva che possa svilupparsi anche nel futuro e di ricercare tutte le soluzioni possibili per gestire le persone, in modo da trovare prospettive occupazionali per tutti».. Così – ai giornalisti, al termine della riunione del tavolo con le Rsu, Regione e Comune di Perugia. “Ci troviamo in una situazione di squilibrio occupazionale», ha spiegato Gianluigi Toia, Head of Employee Relations del gruppo, «tra un anno finirà la cassa integrazione che in questi anni ha permesso di coprire le ore di lavoro che non venivano svolte. La Regione ha proposto di affrontare la questione a 360 gradi, anche dal punto di vista di possibili sviluppi industriali e sul territorio”.