lavoratori somministrati

Com'era bello il precariato: allora sì che si stava bene. Ora ci sono i lavoratori somministrati pr un solo giorno. Il fenomeno dei lavoratori somministrati riguarda 500 mila persone che lavorano nel 95% dei casi con contratti brevi. Per modo di dire: perché la durata media di un contratto di somministrazione è di 12 giorni ma due su tre durano mano di sei giorni e un terzo addirittura per appena 24 ore. Inoltre, nel secondo trimestre del 2017 addirittura si è toccato il record storico di contratti a termine: 2,7 milioni. Il mercato del lavoro al tempo del Jobs Act viene così dipinto dal primo rapporto annuale sull’occupazione in Italia, elaborato congiuntamente dal ministero guidato da Giuliano Poletti, l’Istat, l’Inps, l’Inail e l’Anpal. 

Nell'era dei lavoratori somministrati per 24 ore, rimpiangiamo il precariato

Il precariato 2.0 è dunque quello dei lavoratori somministrati.  Mentre il numero degli occupati «si avvicina ai livelli del 2008», poco meno di 23 milioni, ma «in termini di ore lavorate il divario è ancora rilevante»: quasi il 6% in meno. Si è ridotta l'attività produttiva, sono aumentati i posti di lavoro fragili nonostante «una ripresa economica caratterizzata da una elevata intensità occupazionale». 

Tra 2012 e 2016, nota infine il Rapporto, i lavoratori con rapporti di breve durata sono saliti da 3 a 4 milioni. In forte crescita soprattutto i voucher, poi aboliti lo scorso anno, i rapporti di lavoro a termine, i rapporti di somministrazione e i professionisti autonomi o parasubordinati. Il valore economico dei lavori brevi, misurato sulla base delle retribuzioni e dei redditi imponibili, è salito dai 9,7 miliardi nel 2012 ai 12 miliardi nel 2016. 

A poco dunque è servito il Jobs Act, osservato ora con la prospettiva del tempo. E se nell'era del precariato almeno si poteva covare la speranza di un futuro migliore, con i lavori somministrati sembra crollare ogni chance di uscire da questa spirale. Gli sgravi occupazionali del 2015 hanno aiutato l’occupazione a tempo indeterminato, ma non abbastanza da riportarla ai livelli pre-crisi. E a beneficiarne sono stati soprattutto i lavoratori più anziani

Pagano i giovani

A pagare il prezzo del precariato sono così i giovani, e non solo i giovanissimi. Nella fascia 15-34 anni, il tasso di occupazione è inferiore del 10,4% rispetto al 2008, mente i 55-64enni segnano +16% (+1,5% persino i 65-69enni, ma qui c'entra anche la riforma delle pensioni). «Negli ultimi due anni, tuttavia», è la chiosa che fa sperare, «la condizione dei giovani mostra segnali di miglioramento: dopo otto anni di calo, il tasso di occupazione dei 15-34enni torna a crescere nel 2015 e soprattutto nel 2016 (+0,1 e +0,7 punti), in particolare per 25-29enni».