Connettiti con noi

Lavoro

Manager, trasparenza ma niente limiti per le retribuzioni

Approvata la norma che obbliga le aziende a pubblicare una relazione annuale sulle remunerazioni dei loro dirigenti. L’Unione europea, però, aveva chiesto anche un limite alla parte variabile delle retribuzioni che non è stata affrontata

Più trasparenza per le remunerazioni di manager nelle aziende. Da oggi in poi le società quotate dovranno pubblicare ogni anno una relazione dettagliata sulla remunerazione dei loro manager. L’obbligo è contenuto in un decreto legislativo approvato mercoledì 22 dicembre dal Consiglio dei ministri. La relazione dovrà essere pubblicata entro le tre settimane (21 giorni) che precedono l’assemblea annuale di ogni società. La relazione, inoltre, dovrà contenere una descrizione della politica della società in materia di remunerazione dei componenti degli organi di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche con riferimento almeno all’esercizio successivo. Inoltre, per gli stessi manager, dovrà essere fornita “un’adeguata rappresentazione di ciascuna delle voci che compongono la remunerazione, compresi i trattamenti previsti in caso di cessazione dalla carica o di risoluzione del rapporto di lavoro”. Nel documento andranno illustrati analiticamente i compensi corrisposti a qualsiasi titolo e in qualsiasi forma dalla società e da società controllate o collegate. I dettagli del contenuto del documento dovranno essere definiti da un regolamento della Consob. L’obbligo di pubblicazione scatterà dall’esercizio successivo all’approvazione del regolamento Consob.

Manovra a metàIl decreto, però, non aderisce completamente alle indicazioni inviate dall’Unione Europea. L’ultima raccomandazione della Commissione, infatti, chiedeva ai governi di inserire precisi limiti soprattutto alla parte variabile delle retribuzioni dei manager, allineandole anche agli obiettivi e agli interessi di lungo termine della società. Bruxelles, inoltre, aveva anche chiesto il pagamento dilazionato per un certo periodo di tempo di una quota rilevante della parte variabile, oltre alla possibilità per la società di ottenere la restituzione di questi compensi se fossero stati ottenuti in base a dati poi rivelatisi falsi. Nessuna di queste norme, tuttavia, ha trovato spazio nel decreto approvato ieri dal governo