Filippo Agnello, Vice President e Country Manager di Mattel
La macchina del tempo è la tecnologia che ha sempre sognato. «La scienza, mia vera passione, fa passi da gigante, e le scoperte si susseguono a una velocità unica. Io ci conto: chissà che in futuro l’affascinante visione di Christopher Nolan in Interstellar non diventi realtà». La fantasia di Filippo Agnello, il Vice President e Country Manager di Mattel Italy, Greece, Spain, Portugal & Turkey, va oltre però le invenzioni della letteratura e delle cinematografia. «Sì, mi piacerebbe potere avere a disposizione un memorizzatore di sogni, un dispositivo in grado di tracciare i dati dei sogni per poterli rivivere. Sarebbe qualcosa di veramente disruptive». Se qualcuno inventasse oggi un’applicazione capace di recuperare gli oggetti che non ricordiamo mai dove abbiamo messo, vedi le chiavi di casa, la comprerebbe immediatamente. L’invenzione che gli ha cambiato la vita in positivo è stata Google, «per la sua capacità di dare immediatamente delle risposte, diventando una sorta di estensione del nostro sapere». Quella che invece gliel’ha resa più complicata, è stata la connettività, perché «ha abbassato in tutti noi la capacità di fermarsi a ragionare. Oggi, in alcuni momenti, occorre fuggire dalla tecnologia per dare spazio a creatività e immaginazione». Guardandosi alle spalle, invece, Filippo Agnello ricorda bene la sua tesi di laurea stampata in casa con il preistorico Wordstar e una piccola Epson ad aghi. «Un grande motivo di orgoglio, solo chi l’ha provato sa cosa volesse dire allineare dei margini con comandi tipo %$** 24».
Quale tecnologia porterebbe con sé se naufragasse su un’isola deserta?
Sicuramente un Kindle con almeno mille titoli, dalla trilogia di Asimov a tutti i gialli di Agatha Christie, il miglior modo per passare il tempo. Tra i titoli aggiungerei anche il Manuale delle giovani marmotte
che, oltre a offrirmi un salto nel passato, sarebbe ovviamente anche molto utile.
Di quale tecnologia potrebbe invece fare a meno dall’oggi al domani?
Senza dubbio del Gps, strumento che ci ha tolto il piacere di “sbagliare” percorso, riducendo la variabile d’avventura dei nostri viaggi. La vecchia cartina, sicuramente meno pratica e veloce dei navigatori attuali, era parte integrante dell’esperienza.