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Lavoro

Italia, la disoccupazione cala per la prima volta in sette anni

Il tasso rilevato dall’Istat passa dal 12,7% del 2014 all’11,9% del 2015. Bene anche gli stipendi, che crescono più dell’inflazione

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Cala per la prima volta in sette anni il tasso di disoccupazione in Italia. Secondo quanto rilevato dall’Istat la percentuale passa dal 12,7% rilevata nel 2014 all’11,9% nel 2015. Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, spiega l’Istat, è rilevato da gran parte degli indicatori, con aumenti congiunturali sia dell’input di lavoro impiegato, sia del tasso di occupazione.

Nel quarto trimestre 2015 l’occupazione risulta stabile, dopo la crescita nei due trimestri precedenti, ma all’aumento registrato nel Nord e nel Centro si contrappone la riduzione nel Mezzogiorno. Il tasso di occupazione sale soprattutto tra i 50-64enni mentre il tasso di disoccupazione rimane invariato e quello d’inattività diminuisce. La stabilità dei livelli occupazionali complessivi è la sintesi di un consistente aumento del numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (99 mila in più rispetto al terzo trimestre), bilanciato da cali dei dipendenti a termine (-43 mila) e degli indipendenti (-48 mila).

L’aumento tendenziale dell’occupazione registrato nel quarto trimestre (+184 mila) è dovuto quasi esclusivamente agli uomini e risulta trainato dai lavoratori dipendenti, cresciuti di 298 mila unità, in gran parte a tempo indeterminato (+207 mila) e, tra i dipendenti a termine, dall’incremento di quanti hanno un lavoro di durata non superiore a sei mesi. Accanto alla risalita degli occupati a tempo pieno, l’aumento del lavoro a tempo parziale coinvolge soprattutto quello di tipo volontario.

DALLE IMPRESE MENO CASSA INTEGRAZIONE. Dal lato delle imprese si registra, su base congiunturale e tendenziale, un considerevole aumento di utilizzo del lavoro sia per le posizioni lavorative sia per le ore lavorate, anche per la consistente riduzione del ricorso alla Cassa integrazione. La crescita è robusta nei settori dei servizi e, per la prima volta dal secondo trimestre del 2008, torna anche nell’industria. L’aumento delle retribuzioni di fatto è risultato superiore all’inflazione, con una prosecuzione del recupero di potere d’acquisto al lordo delle imposte. Continuano a diminuire gli oneri sociali, per effetto della consistente riduzione contributiva associata alle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Queste due tendenze possono risultare rilevanti come stimolo alla crescita economica attraverso il sostegno alla domanda di consumo (indotta dalla crescita delle retribuzioni in termini reali) e alla competitività delle imprese (derivante dalla riduzione del costo del lavoro).