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Lavoro

Futuri manager a scuola di karma

L’India combatte la corruzione imponendo ai futuri dirigenti lo studio dell’etica indù (ma anche di Bibbia e Corano)

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Impegnata nell’eterna lotta alla corruzione, l’India ha dato il via a una nuova iniziativa: i futuri dirigenti dovranno obbligatoriamente seguire il corso “L’ethos indiano e l’etica nel business”. La normativa, valida per tutti gli istituti tecnici e le scuole di management, prevede l’analisi dei testi filosofici dei Veda e della mitologia del Mahabharata, ma anche del Corano e della Bibbia. Al centro dell’intero programma del corso, ci sarà poi soprattutto il testo sacro Arthashastra, dedicato alle scienze politiche e attribuito a Kautilya (ma probabilmente databile tra il 150 a.C e il 300 d.C. e scritto a più mani). Non solo, per gli studenti è previsto il ricorso allo storico metodo del gurukula (casa del guru), alla base segli ashram spirituali: gli studenti dovranno cioè vivere con il professore, senza distinzioni di caste, ed eseguire lavori umili. Una forma di educazione che mira a mettere a tacere ego ed arroganza.

Corruzione dilagante

L’iniziativa potrà sembrare ad alcuni originali, ad altri esagerata, ma bisogna tenere conto che in India la piaga della corruzione è davvero dilagante. Secondo l’Indice internazionale di corruzione perceputa, l’India è al 79eismo posto nel mondo, ma vince il triste premio di Paese più corrotto dell’area Asia-Pacifico (su 16 presi in considerazione). Basti pensare che ben sette indiani su dieci hanno confessato di aver dovuto pagare una tangente per relazionarsi con i servizi pubblici, dalla polizia alle scuole, passando per tribunali, anagrafe e persino ospedali. Stesso risultato se si guarda al sondaggio realizzato dal Global Index Ethics nel 2016, che ha indicato proprio l’India come Paese meno etico, “battendo” pure Paesi notoriamente in difficoltà su questo fronte, quali Cina e Brasile. E se da sempre questa “malattia” ha distinto il settore pubblico locale, ora sembra contagiare sempre più anche il privato. Stando, infatti, al recente Sondaggio sulle frodi di Ernst & Young per l’area Asia Pacifico, il 78% degli imprenditori indiani ha ammesso il dilagare delle “bustarelle”. Non solo. Ben il 57% dei senio managaer si sono detti disposti a chiudere un occhio su un eventuale comportamento poco etico dei dipendenti a patto di centrare gli obiettivi in termini di ricavi. Un gap culturale serio che il partito al governo vorrebbe colmare facendo studiare i Veda.

L’ultima di una serie di normative

E se gli esperti statunitensi si dicono dubbiosi sull’efficacia di questa normativa, perché formare all’etica quando si è ormai raggiunta l’età di un master pare davvero troppo tardi, bisogna ammettere che per l’India si tratta solo dell’ultima di una serie di iniziative intraprese proprio con l’intento di combattere la corruzione. A questo scopo, lo scorso anno era stata avviata con scarsi risultati una ristrutturazione dell’Iva, mentre nel 2016 era già servita a poco una dratica demonetizzazione. Insomma, non resta che stare a vedere, ma avere qualche dubbio è lecito…

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© sarangib on Pixabay