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Il 2 novembre è l'Equal Pay Day. E non è una data scelta a caso perché da lunedì le donne europee inizieranno a lavorare gratis: colpa del gender gap negli stipendi che, a parità di lavoro, porta al paradosso che vede le lavoratrici pagate quasi come due mesi in meno. I calcoli sono della Commissione europea che ha studiato gli stipendi orari medi nei Paesi dell'Unione: la differenza tra le retribuzioni delle donne e degli uomini è del 16,3%. A conti fatti, sono 59 giorni "gratis". E in quasi dieci anni, dal 2006, i miglioramenti sono stati minimi rispetto al 17,7% di allora. Ma per una volta, l'Italia è in fondo a una classifica europea con pieno merito: da noi il gender gap si ferma al 7,3%.

«La differenza di stipendi è già ingiusta, ingiustificata e inaccettabile e nel lungo termine si trasforma in un gap pensionistico ancora più significativo, con le pensionate che prendono il 39% in meno degli uomini», denunciano i commissari Thyssen (Lavoro) e Jourova (Giustizia). Guardando ai numeri, le donne guadagnano perciò 84 centesimi ogni euro incassato dagli uomini. Il differenziale però è influenzato dall'età: in Finlandia, si passa dal 6,3% per le under 25 a oltre il 25% per le over 64. Le differenze restano anche ai piani alti delle gerarchie aziendali, già difficili da raggiungere per le donne (meno del 3% tra gli a.d. continentali). Infine, va ricordato l'extralavoro che le donne svolgono già di per sé gratuitamente in cura della casa e dei figli: sono 26 ore alla settimana contro le 9 degli uomini.

Secondo il sondaggio Eurobarometro, un europeo su tre ritiene che, tra le ineguaglianze uomo-donna, quella sugli stipendi sia la prima da affrontare con urgenza. A seguire, la lotta ai preconcetti sull'immagine e sui ruoli di uomini e donne e quindi l'esplosione della violenza verso le donne.