Formazione: 6 lavoratori su 10 disposti a cambiare lavoro se manca

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L’attuale contesto storico che vede l’economia italiana in fase post-Covid, con l’inflazione in aumento e la prospettiva di una ulteriore flessione economica, spinge molte aziende a preservare il proprio personale, anche a causa della carenza di nuovi talenti in molti settori e del blocco alle assunzioni. In questo scenario in cui molte aziende tentano di sopravvivere e non sono in grado di aumentare i salari ai loro dipendenti per far fronte al caro-vita, investire in attività di Learning & Development   potrebbe essere tra i migliori strumenti per fidelizzare e trattenere le persone in azienda, generando un ritorno positivo, come rivela la nuova survey condotta da Docebo.
In particolare, in Italia oltre 8 lavoratori su 10 (82%) si dicono più propensi a scegliere un datore di lavoro che offra opportunità di formazione e sviluppo costanti. Inoltre, 6 lavoratori su 10 (61%) dichiarano di essere disposti a cambiare il proprio lavoro entro 12 mesi, se l’attuale datore di lavoro tagliasse (o non offrisse) opportunità di apprendimento o di formazione essenziali per la crescita e lo sviluppo della loro carriera.

Complessivamente, alle domande relative alle possibili motivazioni per le quali sarebbero disposti ad abbandonare l’attuale posto di lavoro, i dipendenti hanno indicato come principali cause: la retribuzione insufficiente (78%), una cattiva gestione aziendale (52%) e le scarse opportunità di crescita professionale (45%). Se, da un lato, la retribuzione resta un fattore fondamentale, dall'altro, la mancanza di manager preparati, la carenza di nuovi talenti e la conseguente insufficienza di personale, mettono sotto pressione i team, portando a possibili fughe dall’azienda.
Inoltre, un quarto dei lavoratori intervistati (25%) ha indicato la “cultura aziendale debole” come ulteriore fattore che li spingerebbe a cambiare lavoro. Implementare, quindi, una cultura aziendale basata sulla formazione continua potrebbe essere una valida strategia per ridurre il turnover del personale, anche quando l’aumento salariale non è possibile.

Dalla survey, inoltre, emerge che i Millennial siano molto attenti alle politiche di Learning & Development : 8 intervistati su 10 (83%) affermano di essere più propensi a scegliere un datore di lavoro che offra opportunità di sviluppo e apprendimento continue, rispetto al 79% dei Gen Z. Un altro dato interessante è la risposta dei Gen Z (per il 66%) e dei Millennial (per il 65%) che si dichiarano maggiormente favorevoli, rispetto ai lavoratori Baby Boomer (per il 55%), a prendere in considerazione il licenziamento nel caso in cui il datore di lavoro tagliasse gli investimenti in Learning & Development .