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Lavoro

Come sarà la giornata-tipo di un Ceo tra cinque anni

Design thinking, algoritmi e pattern di Big Data, ma anche auto a guida autonoma e videoconferenza in realt virtuale: ecco come cambierà la vita dei Ceo domani, dopodomani o entro pochi anni

Come sarà la giornata tipo di un Ceo tra cinque anni? Arrivo al lavoro con un’auto a guida autonoma, studiando sugli schermi della vettura i primi documenti e seguendo le notizie del giorno, ma anche iniziando a prendere confidenza con l’agenda del giorno. Le ore lavorative scorrono tra un incontro e l’altro nelle isole di lavoro intelligenti, dove si incontrano i manager e i responsabili dei canali di vendita per lo più in videoconferenza. Il pranzo viene ordinato via smartwatch e consumato in azienda. Al primo problema del pomeriggio, si risponde contattando l’Hr manager, che organizza subito corsi di formazione e avvia il recruiting di personale esperto in realtà virtuale.

Come sarà la giornata-tipo di un Ceo tra cinque anni

Eccola la giornata tipo di un Ceo tra qualche anno nella simulazione, futuristica ma nemmeno troppo, di Bim (Business Integration Partners), società di consulenza direzionale milanese fra le più importanti in Europa nell’affiancare le aziende nella ricerca e nell’adozione di soluzioni tecnologiche innovative. «Dieci anni fa il futuro era a dieci anni, cinque anni fa era a tre anni, oggi il futuro è domani», spiega Fabio Troiani, amministratore delegato e co-fondatore di Bip al Sole24ore.com. «La rapidissima evoluzione delle tecnologie ha messo a disposizione degli amministratori delegati mezzi potenti per guidare le proprie aziende: non più il copia e incolla dei benchmark o l’opinione personale dei manager, ma tecniche avanzate di design thinking, algoritmi e pattern di Big Data».

Intelligenza artificiale, sistemi di riconoscimento facciale, robot, software: domani, dopodomani o entro pochi anni i Chief Executive Officer dovranno gestire le aziende, le persone e anche le tecnologie in modo che portino reale beneficio all’organizzazione. «La grande sfida», conclude Troiani, «è quella di rieducare le competenze e le risorse investendo in formazione, e quindi aprire le porte alle start up per ibridizzare i modelli culturali e l’approccio all’innovazione. Una cosa, per ora, è certa: è arrivato il momento di agire, e il primo passo è capire come affrontare il cambiamento».