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Hi-Tech

Il debutto del Galaxy Gear, la strategia Samsung paga?

Con il suo nuovo smartwatch la multinazionale sudcoreana ‘attacca’ il segmento delle tecnologie da indossare. Con numerosi punti di domanda

Gli analisti di Business Insider hanno persino definito un ingresso “simbolico” quello di Samsung nel segmento delle tecnologie da indossare, visto che, per cominciare, il Galaxy Gear funziona solo se in ‘contatto’ con un dispositivo mobile Samsung; per il momento solo con il Galaxy Note III, escludendo così anche i più diffuso il Galaxy S 4 (l’azienda ha però confermato di essere già al lavoro per estendere la compatibilità a un parco più ampio di device). Una scelta che ha dato l’impressione di aver voluto bruciare un po’ i tempi per giocare un ruolo da apripista rispetto al suo primo competitor (Apple) il cui iWatch è dato invece in lancio solo il prossimo anno. Ma come ha sottolineato anche un’analisi di Corriere Economia non sempre indossare i panni della lepre paga, perché i punti di domanda intorno a questa categoria e agli orologi intelligenti rimangono, anche dopo il lancio in grande stile del Galaxy Gear, e anche da parte di qualche retailer. “La prima perplessità è legata alla necessità di portare con sé un oggetto come il Galaxy Note, non proprio di piccole dimensioni”, ha osservato a E-Duesse il direttore commerciale di un player di primo piano del canale dell’elettrodica di consumo: “Ciò rende da un lato il Galaxy Gear una sorta di appendice più che un prodotto finito; dall’altro un prodotto più femminile che maschile perché il Note è molto più facile da portare con sé in una borsa che in una tasca di una giacca. E francamente sono perplesso che il design e i materiali scelti possano attrarre le preferenze delle donne italiane. In sintesi il rischio che vedo è quello di andare a proporre un prodotto che verrà acquistato solo da una nicchia di techno adopter. Ma, magari sarò smentito”, ha aggiunto il manager. Certo, se da un lato gli scarsi successi dei tentativi precedenti di orologi intelligenti – compresi quelli di marchio noti come Sony e Motorola – non sono un segnale favorevole, dall’altro il retail è il primo a invocare il lancio di innovazioni. Come ha concluso lo stesso retailer: “Probabilmente oggi Samsung è ancor più alla ricerca di nuove strade e vuole confermarsi non più come azienda follower e quindi dare lustro e benzina alla propria immagine di marchio in un panorama di mercato mobile molto dinamico. Saranno invece i numeri a dire se gli smartwatch saranno una categoria vincente, come alcuni istituti di ricerca credono, o non lo saranno”.