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Yahoo! non ci sta. Pronta a ricorrere contro la decisione del giudice

Per il motore di ricerca la sentenza, che si fonda su un’errata interpretazione del caso, ha forti conseguenze restrittive sulla libertà di espressione

Yahoo! Italia non ci sta, la sentenza della nona sezione del Tribunale di Roma, quella che, nel caso contro Pfa Films la condanna per «facilitazione della violazione del copyright» proprio non le va giù.

La sentenza del Tribunale di Roma

La richiesta di risarcimento da parte di Pfa Films ai danni di Yahoo! Italia

Per il motore di ricerca statunitense l’ordinanza in questione, quella che la obbliga a rimuovere dalla ricerca i link ai siti pirata inerenti al film About Elly (distribuito in Italia dalla Pfa) si fonderebbe su di «un’errata interpretazione, che vuole attribuire ai motori di ricerca la responsabilità del contenuto creato o ospitato da terzi che appare nei risultati di ricerca sul web».La filiale italiana di Yahoo! fa così sapere di essere pronta a ricorrere in appello. La difesa nasce dalla convinzione che non ci sia «nessuna evidenza che motori di ricerca come Yahoo! Italia creino o ospitino i contenuti illegali in discussione». Non solo, secondo il motore di ricerca, «riguardo la soppressione dei link, tra l’altro, il pretendente non ha fornito indicazione del nome o dell’Url dei siti illegali, nonostante un’ingiunzione in merito». «Questa decisione, che vuol far monitorare alle aziende di motori di ricerca il contenuto di terze parti sul web – aggiunge Yahoo! – non solo è in contrasto con la legge esistente e i principi riportati nella direttiva sull’e-commerce ma può addirittura portare a gravi conseguenze restrittive sulla libera espressione in Internet. In maniera erronea, questo caso si focalizza sui motori di ricerca invece che su coloro che creano il contenuto dannoso. Yahoo! ricorda che è stata fondata sul principio che accedere alle informazioni può migliorare la vita delle persone».