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Business

Forum della comunicazione 2012, un concentrato di successo

Bilancio positivo per la quinta edizione della manifestazione promossa da Comunicazione Italiana che guarda già al prossimo anno e a una novità… velica

La durata dell’evento si sarà anche ridotta da due giorni a uno solo, ma non si può dire che il Forum della comunicazione abbia appena archiviato una quinta edizione dai contenuti e numeri ridotti. La manifestazione ha infatti contato circa 1.600 partecipanti, i relatori sono stati, come lo scorso anno, 138 e i partner ufficiali sono addirittura cresciuti da 60 a 71. «Il nostro è un evento assolutamente B2B», spiega Fabrizio Cataldi, fondatore di Comunicazione Italiana. «Abbiamo pensato che, soprattutto in questo periodo economicamente difficile, i manager avessero ancora meno tempo del solito a disposizione. Ecco perché abbiamo deciso di concentrare gli appuntamenti in un’unica giornata. Riducendo così la durata dell’evento, ma, è importante, incrementando la qualità e dandogli un respiro più internazionale. In più, devo dire che il Palazzo dei congressi si è rivelato la location migliore che abbiamo mai avuto, perché si è prestata ottimamente a un programma che prevedeva diverse sessioni in parallelo».

Visto che “La comunicazione può fare molto per l’economia”, come recitava il claim della manifestazione, la plenaria di apertura si è concentrata su quello che, al momento, si può considerate il valore più importante su cui investire in comunicazione: la reputazione. E, per non tradire l’aspirazione internazionale, l’incontro ha potuto vantare il keynote speech di Anthony Johndrow, managing partner del Reputation Institute North America. Su questa linea anche gli altri appuntamenti, come il workshop “Italia – Cina: opportunità di business tra i due mercati”, che ha visto tra gli ospiti Ding Wey, ambasciatore plenipotenziario dalla Repubblica cinese, e quello organizzato da Sviluppo Lazio in collaborazione con Filas, che ha potuto contare sulla partecipazione di una delegazione malese. In conclusione, non si poteva che guardare al futuro, all’innovazione. La plenaria di chiusura è stata dedicata così dedicata all’Internet delle cose, con particolare attenzione alla geo-localizzazione, alle Smart city e all’importanza dei dispositivi mobili nel facilitare la vita dei cittadini.

Ma lo sguardo al futuro non si ferma qui. «Come abbiamo detto fin dall’inizio questa è stata un’edizione di transizione», commenta Cataldi, «perché la nostra intenzione è quello di approdare a un vero e proprio World Communication Forum, che si tenga in contemporanea in diverse città del mondo. Comunicazione e business sono ormai globalizzati, rimanere legati a un evento a carattere “solo” nazionale riteniamo che sarebbe ormai riduttivo. Certo, il progetto è ambizioso e richiede almeno un anno di lavoro», prosegue, «perciò siamo già all’opera: abbiamo coinvolto ambasciate, media e associazioni di categoria di comunicazione e relazioni pubbliche dei Paesi con cui vorremmo lavorare, ossia quelli europei, gli Usa e i cosiddetti Bric. È quindi probabile che il progetto sarà già maturo per la prossima edizione». Nel frattempo anche il Forum della comunicazione digitale, con sede a Milano, avrà un respiro ancor più internazionale.

E per mantenere fede alla mission di facilitatori di relazioni di business, Comunicazione italiana pensa, oltre a dare sempre più spazio alla formula del Business matching inaugurata con successo quest’anno, anche a un altro progetto. «Stiamo preparando una vera e propria regata velica della comunicazione che si terrà a settembre con i principali protagonisti del settore», svela Cataldi. «Micro-eventi che, oltre a offrire un ambito d’incontro più informale, sfrutteranno anche la metafora offerta dall’ambientazione velica».

LA RIVINCITA DELLA TV

Nel corso del Forum, l’Istituto Piepoli ha presentato i risultati della ricerca “Opinione pubblica: puntare sull’internazionalizzazione”, svolta per capire il reale livello di percezione, nel nostro Paese, del mondo della comunicazione e del suo effettivo valore per lo sviluppo e la crescita dell’economia. Se non è sorprendente che la maggior parte degli italiani (73%, +12% rispetto al 2011) consideri la comunicazione strategica per uscire dalla crisi economica, e che la pubblica amministrazione sia vista ancora come un terreno poco affidabile e soprattutto poco trasparente (per l’87% basterebbe che investisse proprio sulla comunicazione per far conoscere le iniziative e i servizi), lascia quasi di stucco che, tra i vari canali da cui ricevere informazioni da aziende e/o istituzioni, gli italiani preferiscano la Tv nel 94% dei casi, quasi un plebiscito. E dire che lo scorso anno la percentuale raccolta dal piccolo schermo era “appena” del 55%. Così come, a sorpresa, il Web è sceso dal 41% dei consensi del 2011 al 29%. Conquista invece ben 7 punti in più la radio, che passa dal 10% al 17% e diventa il terzo canale preferito dagli intervistati, superando eventi e incontri diretti, cartelloni stradali e direct marketing. Infine, quando si chiede su quali temi sarebbe importante investire nella comunicazione, la maggioranza risponde sull’innovazione (54%) e sul turismo locale (49%).