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Assorel: relazioni pubbliche, non pr

Facchetti precisa “non bisogna confondere un settore che fattura 2 miliardi l’anno con chi fa affari organizzando il dopo cena”

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I professionisti delle relazioni pubbliche non ci stanno, sono stufi di veder confuso il loro lavoro da una parte con buttafuori e da chi fa affari organizzando il dopocena, dall’altra con quello di faccendieri di vario tipo, da Lele Mora a Tarantini, fino ad Anemone, protagonisti di affari di dubbia moralità. Le relazioni pubbliche sono una cosa seria, una delle “forme di comunicazione tra le più sofisticate e di qualità, oggi insegnate nelle Università e core business di aziende importanti, anche multinazionali”. Così Beppe Facchetti, presidente di Assorel, l’Associazione Italiana delle Relazioni Pubbliche, mette i puntini sulle “i” nel suo intervento apparso nelle pagine de Il sole 24 Ore. Troppa ambiguità circonda un’attività che nella sua pratica reale non ha nulla di ambiguo. Un settore che “nell’ultima rilevazione già superava un fatturato di 2 miliardi”. Fatto da imprese che meritano rispetto, che “producono utili, pagano le tasse e danno lavoro a moltissimi giovani”.Insomma, Facchetti non accetta la confusione generale intorno ad una professione che, attraverso la sua associazione , Assorel appunto, è anche parte di Confindustria. Una cosa seria le relazioni pubbliche, quelle che permettono ad un’azienda o pubblica amministrazione di dialogare con i propri pubblici di riferimento, i famosi stakeholder. Basta quindi parlare di pubbliche relazioni, o peggio di pr.