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Lavoro

Il master? Io lo faccio al cinema

Leadership, gioco di squadra, coraggio e persino etica aziendale. Sono tutti valori che si imparano nelle più blasonate scuole di business administration. E se invece per capire come gestire un’azienda bastasse (si fa per dire!) Ispirarsi ad alcuni capolavori del grande schermo? Ecco i titoli imperdibili

Il cinema non è solo svago, divertimento, approfondimento culturale. È, si sa, una forma di comunicazione ideale. Più accattivanti di mille parole, i concetti trasposti in immagini si assimilano senz’altro più facilmente anche nei convegni, nelle convention, nella vita aziendale di tutti i giorni. E diventano così immediato momento formativo, stimolo alla carriera, fucina di idee anche per manager, imprenditori, liberi professionisti. Ecco perché vi proponiamo una selezione di titoli per “tutti i gusti”: nella speranza che possano essere d’ispirazione, con la giusta dose di ironia e leggerezza, nelle innumerevoli sfide lavorative. Per semplificare la scelta, vi presentiamo veri e propri cloud di film accomunati da parole chiave e concetti simili. Ma non finisce qui: abbiamo scelto per voi cinque film da vedere “a prescindere”, perché possono essere fonte di ispirazione (nonché bellissime pellicole, il che non guasta mai…). Infine, cinque scene di film significative di per sé, al di là del contesto dell’opera in cui si trovano, per affondare il colpo in alcuni particolari aspetti. Quasi tutti i titoli citati sono molto noti. Per gli altri, vederli o rivederli sarà senz’altro utile. E piacevole.

Cinque grandi film (per farsi ispirare)

Iniziamo dalla parola condivisione con Into the Wild: la storia vera di Christopher McCandless, che abbandonò famiglia e studi e andò alla ricerca di se stesso. In un viaggio verso l’Alaska pieno di incontri, di scoperte, di drammi… Il film diretto da Sean Penn e interpretato dal giovane e bravissimo Emile Hirsch, è un lungo viaggio dentro l’America e dentro se stessi, in cui il ragazzo va incontro a un destino tragico dopo una serie di incontri che lo cambiarono e lo aprirono a una verità più grande. Partito desideroso di vivere da solo, senza legami, nel rifiuto di una vita fatta di compromessi, approderà alla convinzione che «la felicità non esiste, se non è condivisa…». Se cercate, invece, motivazione ed entusiasmo godetevi Senna: un documentario, bellissimo, sulla vita del grande Ayrton, forse il pilota più grande della storia della Formula 1. Di cui ricordiamo o scopriamo non solo la grande capacità sportiva, l’ambizione, la voglia di vincere (e di sconfiggere l’eterno rivale Alain Prost) ma anche l’umanità. Fatta di voglia di migliorare continuamente, di cimentarsi sempre con se stesso, di amore per la propria famiglia e per il suo Brasile, di grande fede in Dio, «che mi ha fatto questo grande dono». Un grande film contemporaneo, Tra le nuvole, racconta invece la crisi sul lavoro e nei rapporti umani. George Clooney è un tagliatore di teste per conto terzi: fa parte di un’azienda che manda i suoi uomini a licenziare persone in esubero in aziende «guidate da uomini che non hanno le palle per farlo». Vive sempre in aereo, su e giù per l’America, libero da rapporti, teorizzando in incontri motivazionali che così si sta meglio. E intanto indora la pillola dei licenziamenti a disperati che si fanno affascinare dalle sue parole, sensibili e furbe. Ma le sorprese, nel lavoro e nella vita, destabilizzeranno le sue certezze. Proseguendo in questa piccola rassegna, come storia di superamento dei propri limiti, vi proponiamo Il discorso del re: essere figli del re d’Inghilterra è già una grande responsabilità. Se poi si è balbuzienti e si devono tener di tanto in tanto discorsi pubblici la cosa diventa gravosa. E se in più il fratello maggiore, cui tocca salire sul trono, abdica al momento di farlo, le responsabilità possono schiacciare un uomo. È quel che accadde ad Albert, che divenne re Giorgio VI (il padre dell’attuale regina Elisabetta) alla vigilia della II Guerra Mondiale. Superò le sue difficoltà linguistiche e soprattutto psicologiche, grazie all’aiuto e all’amicizia di uno studioso del linguaggio tanto eccentrico quanto arguto. Infine, di libertà e verità si parla in Le vite degli altri: nella Germania Est anni 80, sotto il regime comunista, il potente servizio segreto della Stasi controlla chiunque. Un autore teatrale diventa oggetto di attenzione, non tanto perché amico di dissidenti quanto perché un ministro si è incapricciato di sua moglie, attrice. Ma la fredda e integerrima spia che li deve controllare e far cadere in trappola va in crisi, ascoltando le loro parole intercettate e una dolcissima musica che scioglie il suo cuore di pietra. Da quel momento l’intreccio tra le loro esistenze e la sua avrà effetti sorprendenti. E susciterà un amore per la libertà dell’altro assolutamente sconosciuto. Fino a ribaltare un’intera esistenza dedita alla menzogna per il potere, e a mentire per salvare le “vite degli altri”.

Le cinque scene imperdibili

Dovete affrontare una criticità? Ricordatevi di Amore, bugie e calcetto: l’imprenditore interpretato da Claudio Bisio spiega ai suoi dipendenti che l’azienda è in crisi: «Sono costretto a calare la produzione del 60%. State tranquilli: finché ho un soldo non mando a casa nessuno. Ma dovete sapere la verità. Lo dico con la morte nel cuore, perché tengo a ciascuno di voi. Ma se qualcuno ha delle offerte, è giusto che ci pensi». Oppure di Pulp Fiction. In una situazione critica (c’è un cadavere da far sparire), la gang del boss Marcellus Wallace si rivolge al misterioso Mister Wolf, caricatura del manager efficiente se non addirittura del problem solving aziendale: «Sono il signor Wolf, risolvo problemi… Non sono qui per dirvi per favore, sono qui per dirvi cosa fare. E se un istinto di conservazione ancora lo possiedi sarà meglio che tu lo faccia, e subito anche. Sono qui per dare una mano, e se il mio aiuto non è apprezzato, tanti auguri signori miei. Sono brusco con voi solo perché il tempo è a sfavore. Penso in fretta e quindi parlo in fretta. E voi dovete agire in fretta se volete cavarvela. Perciò vi prego, per piacere pulite quella c… di macchina!». Il concetto di squadra, che lavora insieme per raggiungere un difficile e insperato obiettivo,si evidenzia invece in Marrakech Express: nella scena verso il finale della commedia di Gabriele Salvatores. Quando il gruppo di amici ex sessantottini, disillusi, ritrova l’amico rifugiatosi in Marocco con il sogno di coltivare arance nel deserto. All’inizio i compagni di un tempo lo guardano irritati – li ha costretti a sganciare soldi per liberarlo dal carcere, quando invece gli servivano finanziatori per il suo sogno – e scettici sulla possibilità di trovare in quel posto così arido l’acqua necessaria alla coltivazione. Ma poi insieme si mettono ad aiutarlo nella costruzione della trivella che dovrà far sgorgare dalla sabbia non l’oro nero ma la preziosa acqua. Retorico quanto si vuole: ma quando “esplode” il getto d’acqua sgorga e parte la musica degregoriana della Leva calcistica della classe ‘68 è impossibile non emozionarsi… Un film spesso associato ai concetti di leadership, motivazione, energia, volontà, impegno, gestione delle emozioni è poi Ogni maledetta domenica. Tutto si riassume in un’unica memorabile sequenza di un film – per il resto – tutt’altro che memorabile. Il discorso dell’allenatore alla sua squadra (in crisi) di football americano, prima di una partita decisiva: un capolavoro di coinvolgimento ed esaltazione della forza del gruppo e dei singoli, delle motivazioni nascoste da tirar fuori, di stimolo, di autorità non autoritaria ma che sa guadagnarsi il rispetto e di mettersi in secondo piano a favore della squadra («dovete farlo voi»). Ecco cosa dice: «Tutto si decide oggi, questa è la nostra sfida più difficile. Ora noi, o risorgiamo come squadra, o cederemo un centimetro alla volta fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso,signori miei, credetemi. Io non posso obbligarvi a lottare! Dovrete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi. Io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi. Che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra, signori miei! Perciò… o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente». Per concludere, i concetti di decisione, obiettivi da perseguire, rischio sono ben espressi dal grande film di Roland Joffè (ambientato nel Sudamerica del 1700) Mission. Robert De Niro è un cacciatore di schiavi che uccide il fratello per gelosia. Roso dal rimorso, si lascia convincere da un gesuita a seguirlo nella sua missione tra gli indigeni. Ma prima deve superare una durissima prova: scalare una ripida montagna, carico di pesi che rappresentano i suoi peccati. Il superamento della prova contrassegnato da un lungo pianto liberatorio – porta a un nuovo orizzonte spirituale e morale.

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Braveheart