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Lavoro

I Ceo italiani hanno fame di Industria 4.0, ma non si sporcano le mani

L’86% degli amministratori delegati italiani punta molto sulla trasformazione digitale, ma non la promuove in prima persona. Automotive, finanza e assicurazioni sono i settori chiamati a trainare la rivoluzione

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L’86% dei Ceo italiani ha fame di Industria 4.0, ma non si sporca le mani. Cioè non si mette a capo della trasformazione digitali della propria azienda. È quanto emerge dal rapporto I ceo italiani di fronte alla Rivoluzione 4.0, realizzato da Sap in collaborazione con The European House – Ambrosetti. «La rivoluzione 4.0 è destinata a investire tutti i settori di mercato e le diverse aree aziendali, generando grandi opportunità – spiega Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia. «Tuttavia le nostre organizzazioni dovranno avere la capacità di trasformarsi per diventare parte attiva del cambiamento. Dovranno acquisire una visione “live” dei flussi di business per poter prendere decisioni in tempo reale. E non sarà sufficiente disporre delle migliori tecnologie».

MEGLIO LE PMI. Tutti i settori sono concentrati sulla trasformazione digitale, anche se alcuni sono già più avanti: tlc, servizi finanziari e automotive stanno già avendo a che fare con la quarta rivoluzione industriale. A sorpresa, le più consapevoli dell’importanza dell’industria 4.0 sono le pmi (92,5% delle risposte “importante” e “molto importante”) rispetto alle grandi aziende (75% sopra i 500 milioni di euro di fatturato). Il primo obiettivo per tutti è l’efficienza: il 78% dei Ceo si attendono di poter ridurre i costi operativi e massimizzare la produttività.

FARE IL PRIMO PASSO. Resta, però, il problema di chi deve fare il primo passo. Solo il 54% degli intervistati si rende conto di dover promuovere e gestire personalmente questo processo. Lo stesso problema riguarda le diverse industry: il traino per un ceo italiano su 5 (19,8%) è affidato all’automotive e alla meccanica, seguito dall’ecommece (12,9%) e dal comparto bancario-assicurativo (12,1%). Altra questione aperta è il ruolo delle Risorse umane, chiamate a individuare i profili adeguati alle sfide della trasformazione digitale ma ancora in ritardo su questo. Chi invece sempre più pronto sono marketing e servizi post-vendita, logistica, produzione e attività amministrative e sono proprio queste le prime funzioni a dover essere supportare da Hr ad alto potenziale tecnologico.