
Alessandro Profumo, sullo sfondo la sede milanese di UniCredit in piazza Cordusio
Al via la resa dei conti nel gruppo UniCredit. Da una parte l’amministratore delegato Alessandro Profumo contestato dai soci del gruppo per la scalata del governo libico e la troppa autonomia nelle decisioni del manager, dall’altra il consiglio d’amministrazione capitanato dal presidente Dieter Rampl. I protagonisti sono entrati questa mattina nelle sede centrale della banca, a Milano. Prima Rampl, che non ha voluto dire nulla sul consiglio d’amministrazione straordinario che questo pomeriggio (intorno alle 18) deciderà le sorti di Profumo, poi lo stesso amministratore delegato, arrivato in auto da un ingresso secondario dribblando ogni possibile domanda. In seguito gli altri membri del cda tra cui il vice ad Paolo Fiorentino, il vice Ceo Sergio Ermotti, Roberto Nicastro e il vicepresidente Vincenzo Calandra Buonaura. I grandi soci di UniCredit, ormai sembra scontato, punteranno alle dimissioni di Profumo che, in assenza di “piena fiducia” è pronto a rassegnarle.
A scatenare le polemiche degli azionisti, a partire dalle Fondazioni (che hanno dovuto digerire risultati deludenti degli ultimi trimestri nonostante due aumenti di capitale) è stato il ‘caso Libia’ ovvero il rafforzamento del capitale nella banca della Lybian investment authority (Lia). Un balzo in poco più di un mese con il fondo sovrano che il 28 luglio ha superato la soglia del 2% per poi passare al 2,59% lo scorso 31 (ufficializzata ieri dalla Consob). Partecipazione che sommata a quella della Central Bank Of Lybia (4,98%) ha portato il paese nordafricano oltre il 7,5%.
Le malelingue pensano che gli investitori libici siano un’arma di Profumo da usare contro gli azionisti, quello che è certo è che le mosse dell’ad di UniCredit non sono piaciute ai vertice della banca italo-tedesca. Soprattutto non sono piaciute al presidente Rampl che si è detto “all’oscuro” della trattativa, mentre Profumo si è difeso affermando di non essere stato lui a sollecitarne la crescita. A surriscaldare ancora di più il clima ha contributo anche, nel fine settimana, l'attacco frontale lanciato dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung
che titolava “Mister Arrogance è tornato” e definendo Profumo un “Alleinentscheider” ovvero una persona che decide da sola.
La mina è esplosa, proprio nel vivo della riorganizzazione per la Banca Unica e delle trattative (che ripartono il 22 settembre) con i sindacati sui 4.700 esuberi. “Chi sbaglia, paga” ha dichiarato senza giri di parole il sindaco di Verona, Flavio Tosi che poi aggiunge: “Profumo è sicuramente un manager di alto profilo, ma questa vicenda l'ha gestita un po’ in proprio”.
In caso di addio di Profumo, alla guida del gruppo dal 1997, almeno per un periodo di transizione, sarà lo stesso Rampl ad assumerne le deleghe, in attesa che venga individuato un successore. Fra i nomi che circolano in queste ore per il posto di ad ci sono anche quelli di Gianpiero Auletta Armenise (già alla guida di Ubi Banca) e Matteo Arpe. Le dimissioni, però, non sono assolutamente scontate: chi conosce bene Profumo sa che “non è uno che si rassegna”. Intanto, però, anche il Financial Times
dedica la prima pagina a Profumo dichiarando che l’ad della “più grande banca italiana per quantità di asset” sia “sul punto di lasciare”.