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Sette banche italiane declassate. Mussari: “Non ha gravi conseguenze”

Dopo il downgrade per il sovrano dell’Italia, Standard & Poor’s taglia anche il rating di sette big italiani. Il presidente dell’Abi non fa drammi, ma avverte: “Dobbiamo dare il segno ai mercati che abbiamo capito qual è la gravita della contingenza e che siamo in grado di affrontarla”

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A poche ore dal declassamento del rating dell’Italia (da A+ ad A con outlook negativo), il giudizio negativo dell’agenzia Standard & Poor’s (S&P) si abbatte anche su sette grandi istituti di credito italiani tra cui Intesasanpaolo, Mediobanca e Bnl. Inoltre, per 15 banche italiane (fra cui Unicredit) è arrivato il taglio dell’outlook da stabile a negativo. Una notizia prevedibile, già stata annunciata dagli analisti dell’agenzia che avevano rilevato come “un meccanismo di trasmissione per gli istituti di credito italiano poteva arrivare dalla perdita di valore dei titoli di stato detenuti nei portafogli delle banche”. Il cambio dell’outlook da stabile a negativo riguarda sette banche – ai quali è stato ridotto il rating di lungo termine da A+ ad A e confermato quello a breve A-1 (Intesa Sanpaolo e tre sue controllate, Mediobanca, Findomestic, Bnl) e altri otto istituti. Nel dettaglio si tratta di Unicredit (e tre sue controllate Unicredit Bank ag, Unicredit Bank Austria e Unicredit Leasing) Banca Fideuram, Agos-Ducato, Istituto per il Credito Sportivo. Tutte banche che avevano già un rating di lungo termine A e di breve A-1. Outlook negativo anche per Cariparma alla quale è stato invece confermato il rating A+. Dall’agenzia di rating sono arrivate valutazioni anche su aziende italiane non bancarie: sono stati tagliati i giudizi di S&P su Cassa depositi e prestiti (Cdp) da A+ ad A, con outlook negativo, e su Terna ad A da A+ mentre è stato confermato il rating su un’altra società controllata dal Tesoro, Enel (A-). Il commento di Giuseppe Mussari (Abi). All’indomani del downgrade il presidente dell’Associazione bancaria italiana ha sottolineato che il giudizio di Standard & Poor’s non ha “gravi conseguenze” in quanto si tratta di istituti “che avevano un rating già abbastanza alto”. Nel corso di un intervento al Gr1, Mussari ha ammesso che la revisione dell’outlook “era nelle cose possibili”. Il presidente dell’Abi ha tenuto a sottolineare che l’Associazione ha iniziato un lavoro con le parti sociali che individua “i punti indispensabili. In Italia è necessario velocizzare tutto quello che riguarda le infrastrutture, perché sono gli investimenti che portano crescita, non possiamo più tentennare su liberalizzazione e privatizzazioni, dobbiamo ragionare in maniera dinamico del patrimonio. L’Italia – ha aggiunto il presidente dell’Abi – è un grande Paese, ha un grande patrimonio, nettamente superiore al suo stock di debito, dobbiamo operare perche questo patrimonio sia reso più fruttuoso e utile alla riduzione dello stock”. Ma, “dobbiamo anche essere più flessibili e più veloci in tutto, nella giustizia; dobbiamo ragionare di pensioni. Dobbiamo dare il segno ai mercati che abbiamo capito qual è la gravita della contingenza e che siamo in grado di affrontarla”.

Standard and Poor’s, i motivi del declassamento dell’Italia

Credits Images:

Gabriele Mussari