
Una crisi reputazionale con pochissimi precedenti sta causando un ribaltone all’interno di uno dei gruppi bancari più importanti del mondo. I due amministratori delegati di Deutsche Bank sono infatti ai saluti: Anshu Jain lascerà già il prossimo luglio, Juergen Fitschen appena dopo l’assemblea annuale del 2016, prevista a maggio dello stesso anno. Dimissioni che arrivano a margine degli scandali di cui si è resa protagonista la prima banca tedesca, colpita per quasi 3 miliardi di dollari da due maximulte arrivate dalle autorità statunitensi e britanniche, per manipolazioni dei tassi interbancari (Libor su tutti).
IL SUCCESSORE. Appena il 17 maggio scorso i due manager avevano smentito le voci di loro dimissioni alla luce dei problemi legali che avevano coinvolto il gruppo. E mentre giovedì è emerso il possibile coinvolgimento di Deutsche Bank in una vicenda di riciclaggio di denaro sporco, da parte di alcuni clienti russi, è già stato annunciato il sostituto del primo amministratore a lasciare: John Cryan, britannico e componente del consiglio di sorveglianza. Laureato a Cambridge, Cryan vanta diverse esperienze nel settore finanziario e bancario, fra cui spicca la presidenza della società di investimenti di Singapore Temaesk e la carica di direttore finanziario di Ubs. Il fatto che sia della stessa nazionalità del governo che ha impartito una multa di 350 milioni di dollari e che sia stato membro del consiglio di sorveglianza, forse non è un caso.
I COMUNICATI. Nel mentre, fioccano i comunicati ufficiali. Il presidente del consiglio di sorveglianza Paul Achleitner ha ringraziato i manager per aver messo «gli interessi della banca davanti ai propri», e in particolare si dice grato a Fitschen, per il suo restare fino a maggio 2016 permettendo una transizione morbida. Anshu Jain, invece, ha dichiarato che per il piano industriale del gruppo dei prossimi 5 anni, caratterizzato da forti risparmi, l’uscita da diversi paesi e la cessione di Postbank, sia «giusto per la banca e per me avere una nuova guida». Leggendo queste parole, sembra che gli scandali non c’entrino proprio nulla.