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Bce, Draghi porta lo spread sotto i 100 punti. Ma la crescita non decolla

Il presidente della Banca centrale europea anticipa nuove misure espansive già a dicembre. Ma nell’Unione c’è il rischio di una deflazione da debito

Nuove misure espansive in arrivo dalla Banca centrale europea per intervenire sulla ripresa e l’inflazione all’interno dell’Eurozona. È quanto è stato annunciato dal presidente della Bce Mario Draghi, le cui parole hanno avuto un effetto positivo sullo spread tra Btp italiani e i Bund tedeschi, sceso per la prima volta da marzo sotto i 100 punti (nella mattinata di venerdì 23 ottobre il differenziale tra i titoli di Stato a dieci anni italiani e i pari grado tedeschi si attesta sui 94 punti base).

NON SOLO QUANTITATIVE EASING. Draghi, dopo il consiglio direttivo tenutosi a Malta, ha spiegato che “il grado di espansione monetaria dovrà essere riesaminato alla nostra riunione di dicembre, quando saranno disponibili nuove stime macroeconomiche”. Fra le opzioni che il presidente della Bce ha discusso con i governatori c’è, come riepilogato dall’Ansa, un’estensione del quantitative easing, che nella formulazione attuale termina a settembre 2016. Ma anche un’espansione degli acquisti di titoli di Stato che oggi procedono al ritmo di 60 miliardi di euro al mese. Alcuni esperti si chiedono se i tecnici della Bce, che forniranno al ‘board’ le varie opzioni, non stiano studiando ulteriori innovazioni di politica monetaria, pur di rianimare l’economia dell’Eurozona fiaccata da una montagna di debito pubblico e privato che una piena deflazione farebbe lievitare. E i governatori – alcuni dei quali avrebbero voluto intervenire già oggi – stanno discutendo un ritocco al ribasso del tasso sui depositi bancari oggi a -0,20%. Una mossa che smentisce quanto il presidente della Bce aveva detto un anno fa, e cioè che i tassi avevano raggiunto il minimo. Tanto da costringere Draghi a difendere preventivamente la “credibilità” della Bce che alcuni analisti cominciano a mettere in dubbio.

SPETTRO DEFLAZIONE. Al momento i mercati confidano nelle mosse della Bce. Sullo sfondo, però, c’è un’Eurozona che flirta con lo spettro di una deflazione da debito. L’inflazione “resterà molto bassa nel breve termine”, come ammette Draghi, per risalire gradualmente nei prossimi due anni ma con le incognite dei Paesi emergenti in frenata, a partire dalla Cina, e del petrolio a buon mercato: pare difficile si realizzi, alle condizioni attuali, il +1,1% nel 2016 previsto dalla Bce a settembre, ed è anzi probabile una revisione al ribasso di quella stima. E c’è una crescita che non decolla: le ultime stime della Bce davano un +1,7% per il prossimo anno che la frenata cinese, le difficoltà del motore tedesco, le incertezze globali mettono molto a rischio.

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Mario Draghi © Getty Images