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Manager ottimisti: quasi tutti prevedono un 2018 in crescita

Secondo il Global Business & Spending Outlook 2018 di American Express il 94% dei Cfo e dei dirigenti finanziari delle grandi aziende italiane si attende un anno all’insegna della crescita del fatturato e del pil

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Sorridete, secondo i manager finanziari italiani il 2018 sarà un anno particolarmente positivo, grazie alla crescita del fatturato e del pil. È una ventata di ottimismo quella che emerge dal Global Business & Spending Outlook 2018, indagine pubblicata da American Express e Institutional Investor Thought Leadership Studio. Infatti, nel nostro Paese, la quasi totalità degli intervistati (94%) si aspetta quest’anno un’espansione economica. Quasi quattro su dieci ritengono che assisteremo ad una crescita sostanziale dell’economia (37%), mentre per il 57% l’espansione sarà modesta. Un ottimismo ben superiore rispetto a quello dei colleghi europei (80%) e di tutto il mondo (85%), ma inferiore a quello dei tedeschi (100%). L’Italia si attesta prima, insieme alla Germania, anche per quanto riguarda la crescita dei ricavi: il 77% dei manager intervistati si aspetta un fatturato col segno più rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso il dato risulta di molto superiore alla media europea (69%) e a quella globale (54%). Il diffuso ottimismo dei manager italiani potrebbe però essere influenzato negativamente da un evento ampiamente imprevisto (di natura economica, politica, sociale o ambientale), potenziale fonte di rischio per il business aziendale secondo il 93% degli intervistati (contro il 64% della media globale e l’87% di quella europea). A livello europeo ben due terzi dei manager finanziari (67%) prevede, inoltre, che le esportazioni diventeranno la fonte primaria per lo sviluppo dell’azienda. In particolare, l’Italia registra un dato superiore agli altri Paesi campione con l’80% degli intervistati che ritiene l’export un fattore estremamente importante per la crescita del business, mentre per il 67% anche le importazioni rappresenteranno un elemento sempre più rilevante.

L’incertezza economica e politica non fa paura

Di fronte alla potenziale incertezza economica e politica, gli intervistati risultano i meno preoccupati a livello europeo. Infatti, ben il 74% ritiene che i futuri sviluppi economici e politici che si verificheranno a livello globale rafforzeranno le prospettive di crescita della propria azienda (contro il 52% della media internazionale). La possibilità che avvengano eventi imprevisti fa sì che poco meno di due terzi dei manager (63%) si dichiari incline ad adottare un approccio più cauto rispetto a spese e investimenti nel proprio paese. Forbice che si restringe però se si considerano gli investimenti all’estero (57%). Il 40% dei Cfo italiani ritiene inoltre che la propria azienda incrementerà spese ed investimenti di oltre il 10%, doppiando la media europea (20%). Tra i principali obiettivi di business a cui mirano le aziende italiane, emerge poi la tendenza a soddisfare i bisogni dei clienti come priorità assoluta (70%) e la volontà di rimanere competitivi sul mercato (50%). Nel dettaglio gli intervistati prevedono di aumentare gli investimenti nell’efficientamento dei processi amministrativi (come ad esempio nel Procurement, AP, 33%). Tra le categorie di spesa per le quali le aziende prevedono maggiori investimenti troviamo il miglioramento dei sistemi IT e della tecnologia mobile (43%) assieme a servizi per assicurare procedure sostenibili, etiche e trasparenti (37%).Oltre la media europea (62%), il 93% dei dirigenti finanziari italiani prevede che nel 2018 il miglioramento della gestione del capitale circolante (inclusi crediti, debiti e giacenze) sarà un fattore determinante per la crescita del business della propria azienda. Nello specifico, al primo posto troviamo la visibilità end-to-end nelle transazioni (ad esempio order-to-cash e processi procure-to-pay, 60%).

Investimenti in aumento, ma le assunzioni…

Nonostante la grande propensione all’investimento dei manager finanziari italiani, solo il 16% prevede un aumento del personale superiore al 10%, contro una media europea del 23%. Al contrario, il 23% dei manager italiani ritiene che le assunzioni aumenteranno tra il 4 e il 6%. Nel tentativo di attrarre e trattenere i propri dipendenti, le aziende italiane sono sempre più indirizzate a rendere l’esperienza di lavoro più soddisfacente e confortevole grazie anche all’implementazione di misure specifiche come il miglioramento di benefici legati a previdenza e cure mediche, aumento della flessibilità e della mobilità internazionale, così come della possibilità di lavorare da remoto (47%). Tra le principali ragioni che spingono le aziende ad assumere personale a tempo determinato e collaboratori troviamo la necessità di mantenere costi flessibili, in linea con l’andamento del mercato e poter gestire variazioni di carichi di lavoro con prontezza (73%). Infatti, il 60% dei manager italiani prevede nel corso dell’anno un aumento dell’inserimento di freelance, professionisti con contratto a tempo determinato o a progetto, considerandoli una parte molto importante nella strategia di crescita della popolazione aziendale (57%). Tale trend sarà però destinato a diminuire da qui a due anni secondo più della metà dei manager finanziari italiani (53%, in linea con i dati europei).

Tecnologia: investimenti e preoccupazioni

Relativamente alle spese in tecnologia, gli intervistati ritengono più probabile che ad aumentare saranno quelle legate alle spese per la tecnologia mobile (23% dei manager italiani), alla protezione contro la violazione dei dati e al cloud computing (20%). Infine, la quasi totalità degli intervistati italiani (93%) prevede di destinare maggiori risorse alla protezione dei dati di clienti, fornitori e dipendenti nei prossimi due anni: il dato più alto tra i Paesi europei. Come previsione dei prossimi cinque anni, i manager italiani prevedono che la tecnologia di ultima generazione avrà un impatto di sostanziale cambiamento per il proprio settore (77%), per il Paese o per l’azienda (83%).Prendendo in esame le tecnologie emergenti, gli alti dirigenti finanziari italiani esprimono preoccupazione rispetto all’intelligenza artificiale (73% vs 54% della media europea), all’Internet of Things (50%) e alla robotica (47% vs 57% media europea), spingendo le aziende ad effettuare investimenti in questi settori con una particolare attenzione al Fintech, al risk management (57%) e all’intelligenza artificiale (77%).

L’impatto della sharing economy

Grazie al vantaggio competitivo rappresentato dalla tecnologia, anche i servizi commerciali condivisi offerti dai grandi attori interazionali – il cosiddetto fenomeno della sharing economy – influenzeranno molto probabilmente, secondo l’83% dei manager italiani, l’industry in cui opera l’azienda (vs 74% media europea), tanto da prevedere nuovi servizi basati su un’offerta condivisa nei prossimi cinque anni (63%). In linea con la media europea (70%), anche le società italiane intervistate permettono ai propri dipendenti di usufruire dei servizi condivisi per trasporti e alloggio nei viaggi d’affari (67%).

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© geralt on Pixabay