C'è posto anche per Uber nella mobilità italiana. A patto di riscrivere una legge "ormai vecchia di 25 anni" (legge n.21 del 15 gennaio 1992), scrive l'Antitrust chiedendo una riforma complessiva del settore. L'authority per la concorrenza ha inviato a Parlamento e governo una segnalazione per sottolineare la necessità di mettere la normativa al passo con l'evoluzione del mercato.

Le novità del settore nate nell'ultimo decennio - sì, insomma, per la nascita di Uber - sono idonee "ad incrementare la qualità e a ridurre i prezzi del servizio, con Indubbi vantaggi per il consumatore". Proprio per sfruttare questi benefici per il pubblico, l'Antitrust propone una "deregolazione dal basso" basata su tre capisaldi: l'esigenza di procedere quanto più possibile a un'equiparazione tra i servizi taxi e le altre forme di mobilità non di linea; l'ingresso nel settore della mobilità non di linea di nuovi servizi a forte contenuto tecnologico che hanno modificato radicalmente il funzionamento del settore e reso obsoleto il quadro normativo attuale; e, l'individuazione di strumenti volti a compensare l'effetto dell'apertura e dell'allargamento del mercato della mobilità non di linea sugli operatori sottoposti a obblighi di servizio pubblico.

LA PROPOSTA. L'Autorità, come riporta Agi , sottolinea il tema della carenza dell'offerta taxi rispetto alla domanda di di mobilità urbana, carenza dovuta a un numero insufficiente di licenze emesse dai comuni. L'Antitrust chiede una piena equiparazione tra operatori taxi e Ncc, in particolare nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo delle modalità tecnologiche di procacciamento della clientela, cosa che potrà determinare un effetto di allargamento dell'offerta analogo a quello ottenibile con un consistente incremento delle licenze.

D'altra parte, però, sarà necessario non prevedere alcuna disposizione che limiti su base territoriale l'attività degli operatori Ncc, evitare ogni formadi contingentamento della autorizzazioni Ncc rilasciate dalle amministrazioni e prevedere forme di potere sostitutivo in presenza di inerzia delle amministrazioni a rilasciare nuove autorizzazioni. Il Comune di Roma Capitale, per esempio, ha concesso le ultime autorizzazioni Ncc nel 1993 a fronte di oltre 5 mila noleggiatori presenti sul territorio comunale dotati di autorizzazioni di altri Comuni. E sarebbe prevista una regolamentazione minima anche per i privati, come nel caso di UberPop, oggi bloccato sul territorio nazionale.

COMPENSAZIONE. A fronte della novità favorevole ai consumatori, dovrebbero essere previste forme di compensazione per i taxi che vedrebbero calare il valore delle loro licenze (sono 20 mila in Italia, di cui circa 12.600 tra Roma e Milano). Per esempio, lo Stato potrebbe acquistare da chi decide di cessare l'attività le licenze taxi a un prezzo che tuteli dalla riduzione di valore connessa all'allargamento del mercato; oppure si potrebbe istituire una compensazione sul valore, ma solo in un certo numero di anni.

Queste forme di compensazione sarebbero disponibili solo per i tassisti in servizio e potrebbero essere realizzate tramite la costituzione di un Fondo statale finanziato da una serie di voci: fee d'ingresso per tutte le nuove autorizzazione Ncc a partire da una certa data; forme di contribuzione ad hoc da parte delle nuove piattaforme tecnologiche di mobilità; utilizzo dei maggiori introiti fiscali derivanti sia dalla tassazione dei servizi offerti dalle piattaforme, sia dalla modifica del regime fiscale a carico dei soggetti dotati di licenza taxi, nel senso di prevedere per essi l'obbligo di emettere di rilascio dello scontrino alla fine di ogni corsa.