
Giorgio Squinzi
“Tagli alla politica, legge sul conflitto d’interessi, un’altra legge contro la corruzione, tutte cose importanti, anche necessarie, ma in questo momento la priorità è un’altra: l’economia. La politica sembra averla dimenticata”. Inizia così l’intervista dedicata a Giorgio Squinzi e pubblicata da Il Messaggero nel quale il presidente di Confindustria ammette di essere preoccupato come non lo era mai stato nei suoi 50 anni da imprenditore. “Ci stiamo autoescludendo dall’Europa”, ammette Squinzi parlando di un’empasse della politica che sta riducendo i margini per intervenire e mettendo a rischio le possibilità di agganciare la ripresa di cui “percepiamo i primi segnali ancorché deboli”.
NON CI ARRENDIAMO. Gli ultimi dati sull’economia del Paese non sono confortanti: Pil 2012 a -2,4%, mentre quello del 2013 è già stato rivisti al ribasso; tre i milioni di senza lavoro con un tasso di disoccupazione che per i giovani sfiora il 40%. “Ma noi imprenditori non ci arrendiamo – afferma al quotidiano il presidente degli industriali – Siamo il secondo paese manifatturiero in Europa, il secondo al mondo per valore aggiunto pro capite. Non ha alcun senso buttare a mare tutto ciò. Dov’è finita l’Italia del dopoguerra? O quella dei primi anni Sessanta, quando la lira veniva considerata la moneta più stabile? Dobbiamo tornare allo spirito di quegli anni”.
IL POST ELEZIONI. Squinzi preferisce non entrare nel merito del voto di fine febbraio, che ha visto un largo consenso nei confronti del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Ne giudica, però, il programma che “si connota per misure troppo modeste a favore della crescita”. La mancanza più grande del programma M5S sono, secondo il presidente di Confindustria, gli interventi urgenti e con impatto immediato “come invece proposto nel Progetto di Confindustria e come sarebbe necessario per invertire la spirale recessiva del Paese”. Un programma che, inviato a tutti gli esponenti dei partiti, non ha trovato riscontri solo da Grillo; ma Squinzi lo incontrerebbe anche ora “Dialogo con tutti per principio, anche se l’interlocutore ha un’impostazione di fondo illiberale o esprime un marcato pregiudizio contro l’impresa – afferma – Se non ci confrontiamo non sapremo mai se esiste un livello di accordo. E poi, non ho mai avuto paura delle novità, le innovazioni sono il sale dell’impresa”.
LA PAURA DELLE URNE. L’importante in questo momento è non parlare di nuove elezioni. “Sarebbe un altro grave shock. “Siamo al centro di una tempesta perfetta e siamo tutti sulla stessa barca. Dovremmo perciò cominciare a remare tutti nella stessa direzione. Ripeto: abbiamo necessità assoluta di un governo stabile che possa intervenire subito”. Un governo che, secondo Squinzi, dovrebbe operare secondo quanto sostenuto dall’economista, Alberto Quadrio Curzio: chiedere un prestito al Fondo Esm e l’allungamento dei tempi di convergenza di deficit e debito pubblico sul Pil. Un’iniziativa che, se fosse finalizzata a costituire un fondo destinato a pagare i debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese, “sarebbe un modo intelligente di riavviare rapidamente il volano” della crescita.