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La sfumatura del nero

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Il crollo di Wall Street colpì soprattutto quel ceto di media borghesia che nel corso degli anni Venti aveva sostenuto la domanda di beni di consumo durevole e, soprattutto, aveva investito i propri risparmi in Borsa. La situazione era poi aggravata dalla stretta interconnessione tra settore industriale e bancario. Infatti nel momento in cui la Borsa crollò, si diffuse un’ondata di panico devastante tra i piccoli risparmiatori. Il ritiro del denaro provocò una crisi di liquidità di dimensioni immani e il fallimento di numerose banche, che trascinarono nella crisi le industrie nelle quali avevano investito. Molte di queste furono costrette a chiudere i battenti o ridimensionarsi. I licenziamenti, operati dalle aziende in crisi, portarono a un’elevata diminuzione delle domande di lavoro, bloccando quasi completamente l’economia. La produzione industriale scese di quasi il 50% tra il 1929 e il 1932. La Depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati che in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i prezzi e i profitti; le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite, il settore edilizio subì un brusco arresto in molti Paesi; le aree agricole e rurali soffrirono in conseguenza di un crollo dei prezzi fra il 40 e il 60%. La crisi si propagò con velocità a chiunque avesse stretto rapporti finanziari con gli Stati Uniti, a partire da quelli europei che avevano richiesto l’aiuto economico degli americani dopo la Prima Guerra Mondiale. La crisi non colpì invece l’Urss, che in quegli anni aveva inaugurato il primo Piano Quinquennale con l’obiettivo di creare una base industriale moderna. Restarono inoltre immuni dalla crisi il Giappone – che affrontò la crisi con misure inflazionistiche – e i Paesi scandinavi, esportatori di materie prime particolari. Tutto questo provocò una profonda quanto repentina depressione economica che seminò paura, incertezza e povertà. Intere famiglie di classe medio-alta si trovarono sul lastrico. L’aspetto più preoccupante fu la crescita geometrica dei disoccupati: dai 2 milioni del 1929 si passò a 4 milioni nel 1930 e a 8 nel 1931.