
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan
L'Unione Europea chiede lumi sui nostri conti, l'Italia risponde con più o meno precisione a Bruxelles, con una lettera a metà tra una supercazzola prematurata e un appello corale: “Lasciateci litigare in pace sul voto anticipato”.
Già, sembrava questo l'unico argomento di interesse della nostra politica nei giorni successivi alla sentenza della Corte Costituzionale che ha smontato la legge elettorale. Renzi vuol tornare al più presto al voto pur sapendo di non essere certo di raggiungere il 40%. Per capirci, nel centrosinistra, il suo ministro Calenda dice no, Bersani ricorda con nostalgia l'Ulivo e D'Alema parla di scissione. Grillo osserva pronto a riscuotere mentre spera che la Raggi smetta di fare cavolate, mentre Berlusconi si avviluppa alla ricerca di una nuova formula magica per cancellare quel poco più di 10% di preferenze che gli sono rimaste.
Dicevamo, sembravano queste le priorità della nostra politica. E invece la lettera Ue per una volta ci ha riportato alla realtà. I conti li aveva fatti il nostro Marco Cobianchi nel suo Senza rete: debito pubblico, deficit, disoccupazione. Serviva una scossa per evitare la Troika, e invece si parla già di commissariamento per i conti pubblici tricolori dopo i report sui Paesi del 13 febbraio. Sarebbe la prima volta per un Paese al di sotto del 3% nel rapporto deficit/Pil, ma abbiamo scherzato fin troppe volte con le regole Ue. Ci chiedevano 3,4 miliardi di euro, che il premier Gentiloni sperava di infilare nel Def di metà aprile senza manovre aggiuntive. Bruxelles ha storto il naso, ormai poco convinta delle nostre promesse.
Chiedevamo flessibilità, abbiamo ottenuto 19 miliardi nell'ultimo biennio e altri 7 per il 2017. Li abbiamo sprecati, assumendo insegnanti, alzando le pensioni (che restano il macigno dei nostri conti grazie agli strascichi del sistema contributivo), disperdendoli in mancette che non sono servite nemmeno a far vincere il Sì al referendum. Intanto, il debito è arrivato al 133% del Pil. E l'Ue ce l'ha ricordato, mentre noi volevamo pensare solo alle urne.