
Fermate l'aumento dell'Iva. Tra clausole di salvaguardia da neutralizzare e finanziamento del taglio dell'Irpef, la tassa sui consumi è nel mirino del governo. Ma sarebbe un autogol, lo sanno tutti eppure sembrano ignorarlo. Così Confesercenti ha voluto mettere nero su bianco il bilancio dei danni di un rialzo dell'aliquota Iva. Con una simulazione condotta da Ref ricerche, si è calcolato che il danno per i consumi italiani sarebbe di 8,2 miliardi di euro, cioè 305 euro in meno a famiglia. E il danno per il Pil italiano già in difficoltà sarebbe di 5 miliardi.
La simulazione ha preso in considerazione l'ipotesi di un aumento di tre punti dell'aliquota agevolate al 10% e di un punto su quella minima, che passerebbe così dal 4% al 5%, il valore "chiesto dall'Europa". Gli effetti sulla crescita sarebbero devastanti: -0,3% di pil, con più inflazione (+0,7%) e meno consumi. L'Italia, per di più, è già ai primi posti per tassazione sui consumi. Ci precede solo la Svezia: il nostri 11,7% di pil rappresentato dal prelievo sui consumi - nel 2008 era il 10,3% - batte infatti l'11% della Francia e il 9,5 della Spagna. Gli italiani, soprattutto quelli più deboli che usufruiscono di prodotti e servizi ad aliquota agevolata, non potrebbero fare altro che contrarre le spese.Tra i prodotti interessati dall'incremento di imposizione fiscale ci sarebbero, infatti, beni alimentari di prima necessità (come carne, pesce uova e latte) ma ancheservizi di ristorazione e turistici e medicinali per uso umano e veterinario.