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Per Monti inizia la missione europea, obiettivo la credibilità

Il nuovo presidente del Consiglio incontra i vertici di Bruxelles, giovedì i rappresentanti di Germania e Francia per rassicurare sulla situazione italiana, ma per ridare anche voce a Roma nelle decisioni europee

È previsto per le 13 di oggi, martedì 22 novembre, il primo vertice di Bruxelles per Mario Monti in qualità di premier italiano. Il presidente del Consiglio, che la scorsa settimana ha ottenuto la fiducia del Parlamento, punta ora a rassicurare le autorità Ue (ma anche i mercati) sulla volontà e la determinazione del suo governo a procedere con le riforme necessarie. La giornata del professore a Bruxelles inizia al Berlaymont, sede di quella Commissione europea che lui ha frequentato dal 1994 al 2004, prima come responsabile del Mercato interno e poi della Concorrenza, con una colazione di lavoro con il presidente dell’esecutivo Ue, Jose Manuel Durao Barroso. Ai colloqui non sarà presente il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, impegnato in un viaggio a Berlino, che si è detto “fiducioso” sulla possibilità per l’Italia di “superare l’attuale mancanza di fiducia dei mercati”. Nel pomeriggio Monti si trasferirà al Justus Lipsius per un colloquio con il presidente del Consiglio Ue, infine, il presidente del Consiglio si trasferirà nella residenza dell’ambasciatore italiano all’Unione Europea, Ferdinando Nelli Feroci, per incontrare, alle 17,45, il vice presidente della Commissione e titolare dell’Industria, Antonio Tajani, e gli europarlamentari italiani. Vertice con Merkel e Sarkozy. Giovedì sarà poi la volta del vertice di Strasburgo con il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy che, aveva detto Monti nei giorni scorsi, “mi hanno chiesto un contributo di idee per la soluzione dei problemi dell’euro”. La priorità di Monti è senza dubbio quella di rassicurare le istituzioni europee e i mercati finanziari sull’impegno dell’Italia ad affrontare la crisi, ma l’obiettivo che si prefigge il professore è anche quello di ridare voce a Roma nei vertici europei riconquistando il suo ruolo di Paese fondatore dell’euro, co-protagonista delle grandi decisioni. “Storicamente l’Italia ha sempre dato un contributo importante alla costruzione europea, ed è un peccato che da alcuni anni questa possibilità non esista più” ha ammesso da Parigi Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia. “Non possiamo affidare la gestione di crisi che hanno conseguenze gravi per tutti i Paesi a un piccolo direttorio. Servono consultazioni multilaterali – ha sottolineato Saccomanni – L’Europa a 27 in cui tutti paesi hanno il diritto di veto non è un sistema efficace per la gestione di situazioni di crisi. Il principio vuole che esista un sistema in cui si vota a maggioranza e in cui non ci sia diritto di veto da parte di ciascun paese”.