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Pensioni e licenziamenti ancora in stand-by

Dopo il maxi-emendamento del governo restano ancora da risolvere alcune delle riforme più importanti riguardanti la previdenza e il mercato del lavoro. Ecco quanto fatto finora dall’Italia

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Quando giovedì mattina, poche ore dopo il maxi-emendamento approvato dal governo per lo sviluppo, sì è parlato di misure deboli in quanto non arrivate per decreto, il ministro Franco Frattini non l’ha presa bene definendo “irresponsabile” una simile semplificazione e sottolineando come il governo abbia deciso al momento per “misure compatibili con l’assetto costituzionale, non avremmo potuto forzare la mano rispetto a evidenti iniziative di tipo ordinamentale che devono andare in una legge e che saranno votate dal Senato il 15 novembre”. Sta di fatto che rispetto al compito richiesto dall’Unione europea, il lavoro è stato svolto, ma non per intero. Come sottolineato da Il Sole 24 Ore di venerdì 4 novembre, “nonostante l’impegno preso con la lettera d’intenti all’Ue, il governo non ha poi proceduto a trasformare in testo di legge la riforma dei licenziamenti. Stesso discorso per la riforma previdenziale”. Le richieste dell’Unione europea in questo campo sono rimaste “lettera morta o quasi”, scrive il quotidiano. Secondo Frattini “non era immaginabile” e “sarebbe stato da irresponsabili” con un “blitz”, in un decreto, “la legge di innalzamento a 67 dell’età pensionabile che pure resiste e verrà confermata” o “la norma sulla flessibilità del lavoro di cui bisognerà parlare con le parti sociali”. Andiamo a vedere allora quanto fatto finora dall’Italia rispetto alle richieste dell’Unione europea:

Il testo integrale della lettera dell’Italia all’Ue

COSA HA CHIESTO L’UNIONE EUROPEA

LE MISURE DELL’ITALIA

LIBERALIZZAZIONI E PRIVATIZZAZIONI

Professioni e servizi pubblici locali«È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala». Così recita la lettera inviata ad agosto dalla Bce all’Italia sul capitolo liberalizza-zioni e privatizzazioni.

Impegni presi Comuni e province saranno obbligati a verificare sempre, prima di affidare un servizio pubblico locale «in esclusiva», che le condizioni di mercato non rendano possibile «una gestione concorrenziale» del servizio, con la compresenza di più operatori. Gli ordini professionali saranno riformati entro 12 mesi con decreto del presidente della Repubblica. Addio definitivo ai minimi e a qualunque riferimento ai tariffari nel concordare la parcella con il cliente.

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

Licenziamenti e contrattazioneL’Europa chi chiede di adottare una «accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e i settori più competitivi. Chiesta anche un’ulteriore riforma del sistema della contrattazione secondo l’accordo del 28 giugno.

Licenziamenti fuori, ok alla contrattazione Nonostante nella lettera d’impegni alla Ue il governo si fosse impegnato a «una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato», di questa riforma non c’è traccia nel testo del maxie-mendamento con le misure anticrisi. Sul fronte della contrattazione di secondo livello, il governo si era già impegnato con l’articolo 8 della manovra di agosto.

RIFORMA DELLE PENSIONI

Stretta su anzianità e donnePer l’Unione europea è possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, ottenendo così dei risparmi già nel 2012. Di qui il pressing a intervenire con una nuova riforma della previdenza.

Le pensioni restano fuori Della stretta sulle anzianità richiesta dalla Ue non c’è alcuna traccia nella lettera d’intenti, né in altri provvedimenti. L’innalzamento dell’età per le donne del settore privato viene considerato dal governo un obiettivo già raggiunto con la manovra estiva che ha fissato a 67 anni l’età di pensionamento per tutti (uomini e donne) nel 2026. In quel testo non è però specificato l’anno di inizio della riforma.

SNELLIMENTO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Più efficienza amministrativa Viene chiesto di garantire una revisione della Pa allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di as-secondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici viene proposto l’uso sistematico di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). Per l’Ue c’è poi l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province).

Riforma adottata Per le pubbliche amministrazioni scatta il divieto assoluto di chiedere a cittadini e imprese certificati che sono già stati prodotti in passato e di cui è già in possesso. Arriva poi un vincolo alla produzione di nuove procedure, oneri o obblighi amministrativi, rispetto a quelli strettamente richiesti nelle nuove direttive Ue recepite nell’ordinamento italiano. Tutto ciò è contenuto nel testo dell’emendamento anticrisi.

Fonte: Il Sole 24 Ore di venerdì 4 novembre