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Mezzogiorno di crisi

Dal 2007 la situazione è peggiorata: più cassaintegrati, più aziende fallite, due giovani su tre sono disoccupati, 600 mila posti di lavoro bruciati. Confindustria fa la diagnosi sullo stato di salute delle imprese meridionali

La crisi che attanaglia il Sud dal 2007 non allenta la morsa: il 2014 conferma l’andamento negativo degli ultimi sette anni. È quanto denuncia il “Check Up Mezzogiorno” realizzato da Confindustria in collaborazione con Srm-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. La diagnosi è negativa: si contano circa 32 mila imprese chiuse, più di 600 mila posti di lavoro bruciati, 114 mila cassaintegrati, due giovani su tre senza lavoro e pil in flessione di 47,7 miliardi. Lo studio evidenzia che il trend dei fallimenti è in crescita del 5,7%, infatti al Sud, dall’inizio dell’anno, sono state chiuse 573 aziende al giorno, con il saldo tra imprese iscritte e cessate che ammonta a oltre -14 mila unità. Anche gli investimenti, sia pubblici che privati, tra il 2007 e il 2013 sono diminuiti di circa 28 miliardi, con un calo che oscilla tra il 34% e il 47% per l’industria in senso stretto, e attestato al 34% nell’agricoltura e nella pesca, settori di eccellenza del Mezzogiorno. In questo quadro negativo ci sono però delle note positive: le esportazioni nel 2013 hanno registrato, rispetto al 2007, una crescita del 2,7%; crescono le società capitali (+3,2% rispetto al 2013) e quelle aderenti a contratti di rete (circa 1600), in sviluppo anche le imprese avviate da giovani (50 mila registrate nel 2013); infine, sul fronte del turismo, in alcune regioni sono aumentati i turisti stranieri. Il check up, tuttavia, per il settore dei crediti nel Mezzogiorno, riscontra dati contraddittori: mentre il lavoro scende (-8,4 miliardi rispetto al 2012), i crediti in sofferenza ammontano a 35 miliardi di euro. «Occorre un robusto intervento per amplificare al massimo questi segnali positivi attraverso due azioni convergenti: da un lato è necessario attuare riforme istituzionali e strutturali e dall’altro queste riforme devono essere sostenute da una politica economica orientata allo sviluppo» si sottolinea nel rapporto Confindustria.

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