Connettiti con noi

Business

Mercato smartphone, decisamente “smart”

Samsung mantiene il primato e Apple non perde colpi, ma non sono gli unici attori in un settore in continuo sviluppo, che non sembra affatto intenzionato a rallentare e, per questo, fa gola a molti

architecture-alternativo

Avanti tutta! Per il mercato degli smartphone la crisi è come se non fosse mai arrivata. Sono numeri da capogiro, una marcia inesorabile. «Da inizio anno al mese scorso sono stati venduti 10,5 milioni di pezzi per un fatturato di circa 2,3 miliardi di euro», conferma Alessandro Bardi, Business Director di GfK, «e oggi gli smartphone rappresentano, fra tutti i beni di consumo durevoli, uno dei pochissimi settori in crescita, con un +8,5% a valore nei primi nove mesi del 2014». Una crescita le cui ragioni, per gli analisti, risiedono soprattutto nell’open market.

Chi viene e chi va

“Il futuro non sarà in un orologio”

«Si tratta di un segmento tuttora in buona salute», continua Bardi, «che sviluppa l’83% del fatturato dell’intero comparto della telefonia e che, con le sue tendenze positive, impatta positivamente anche su prodotti a esso collegati, per esempio gli accessori».Un’evoluzione del mercato accompagnata da alcune interessanti dinamiche tra loro intrecciate. «La prima è relativa all’andamento del prezzo medio, che negli ultimi due anni è sceso di circa 60 euro, andando ad attestarsi intorno ai 225 euro. La seconda alle caratteristiche tecniche del prodotto. Ciò che sta avvenendo », continua il responsabile di GfK, «è sostanzialmente una riduzione dell’investimento in termini di device a fronte del quale il consumatore acquista un prodotto sempre più innovativo. Sta crescendo, infatti, l’importanza dei modelli sempre più sofisticati e veloci, dotati di schermo grande, inclusi i cosiddetti phablet, processori più potenti, macchine fotografiche con risoluzione più alta e connettività, penso per esempio all’Lte, l’evoluzione del 3G».Mercato euforico, quindi, che chiuderà l’anno con tutti i segni positivi. Fra i motivi del successo c’è anche la nascita di una nuova fascia di prodotto: secondo il rapporto Assinform curato da Net Consulting, infatti, la comparsa di modelli low cost al di sotto dei 150 euro e con tecnologia Android porterà alla graduale sostituzione del parco telefoni di vecchia generazione. Se, invece, ci spostiamo sui device di fascia alta, il pericolo di saturazione è scongiurato dalle novità che arrivano sullo scaffale a ritmo serrato: dall’iPhone 6 Plus con schermo grande ai nuovi modelli Lg e Samsung. Senza contare che il mercato, viste le sue enormi dimensioni, lascia ancora molto spazio non solo per i cosiddetti emergenti, vedi Huawei, ma addirittura per i nuovi come Xiaomi, diventato in soli quattro anni il numero uno in Cina con oltre 15 milioni di telefoni venduti, oppure per i piccoli (ma cresceranno, dicono loro) francesi di Wiko Mobile o i russi di Yota Devices. Tutti pronti a darsi battaglia su un campo che, fino ad ora, sta lasciando sufficiente spazio perché ciascuno trovi una propria nicchia di valore. Quanto durerà? Difficile fare previsione che verrebbero poi smentite come è successo per i tablet: sembravano un fenomeno inarrestabile e invece quest’anno hanno fatto registrare una brusca frenata, -10% nei primi sei mesi dell’anno a causa della saturazione della domanda. Potrebbe succedere anche con gli smartphone? Certo, ma ancora non è detto: perché se ormai quasi tutti gli italiani, dice Eurispes, possiedono un cellulare, è vero anche che molti di noi ne hanno due (26%), tre (11%) o addirittura quattro (9%). Cosa ce ne facciamo di quattro telefoni resta materia per i sociologi. Statisticamente, il secondo telefono è nella quasi totalità dei casi quello dell’ufficio: gli smartphone, infatti, secondo i calcoli dell’Osservatorio Mobile Enterprise della School of Management del Politecnico di Milano, sono ormai presenti nel 91% delle aziende italiane. E sempre più spesso gli impiegati usano per lavoro il loro apparecchio personale: un fenomeno (si chiama Byod in inglese, bring your own device, nda) che nel 2012 riguardava già il 20% delle aziende italiane, ma che è destinato a crescere – basti pensare che la media europea, secondo Forrester Research, è addirittura al 67% – portandosi dietro tutta una serie di problemi di protezione dei dati che poco importano al mercato, molto di più alla sicurezza aziendale. L’aumento delle vendite di smartphone in Italia significa infine nuova linfa per i business che ruotano intorno all’apparecchio. «Il telefono è la porta di ingresso verso un mondo di infiniti contenuti digitali in continua crescita», ci spiega Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. «Gli acquisti di beni fisici fatti col telefono, cioè il mobile commerce, sono aumentati quest’anno del 100% per un totale di 1,2 miliardi di euro di valore. Crescono anche i contenuti digitali, più 40% a 240 milioni di euro, sale del 50% la pubblicità mobile a quota 300 milioni di euro di valore, e infine il mobile payment, grazie al quale stimo che verranno eseguite transazioni per un valore di oltre 5 miliardi già nel 2016». E il telefono-oggetto? «La tendenza sarà quella di avere telefoni con schermi sempre più grandi», conferma Rangone, «e vedremo anche il fenomeno delle private label, cioè telefoni costruiti in Cina e poi brandizzati da grandi marchi. Come stanno già facendo Google e Amazon, e presto potrebbero fare molti altri; penso per esempio a Virgin».Nel frattempo, in attesa del consuntivo vendite 2014 che vedremo solo fra qualche mese, tutte le previsioni sono ottimistiche. «Come sarà il futuro? È molto probabile che l’anno si chiuda con volumi di oltre 15 milioni di pezzi», conclude Alessandro Bardi di GfK, «mentre il 2015 potrebbe mostrare tendenze ancora positive, arrivando a circa 17 milioni di smartphone venduti».

Credits Images:

© Thinkstock/iStockphoto/dolgachov