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Lettera di Berlusconi, il Pd non ci sta. La Marcegaglia: “tornare a parlare di crescita”

Tante le reazioni alla missiva del Presidente del Consiglio. Se per Enrico Letta l’uscita di Berlusconi arriva a tempo scaduto, per il Presidente di Confindustria solo la crescita può risolvere il problema dell’occupazione e delle tenuta delle nostre imprese

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Non poteva essere altrimenti, un presidente del Consiglio che per dialogare con il Paese (e con l’opposizione) sceglie una lettera, è qualcosa che porta con sé tanti spunti e polemiche. I primi a replicare a Berlusconi sono, naturalmente, quelli dal Partito Democratico. Nessuna dichiarazione ufficiale di Bersani, chiamato direttamente in causa nella lettera, parla il vicesegretario, Enrico Letta: “L’uscita di Berlusconi arriva a tempo scaduto. Queste cose le chiediamo da due anni, per due anni ha detto che tutto andava bene noi diciamo sì al confronto su quei temi, ma lo faremo o con un nuovo premier di centrodestra oppure lo faremo con Berlusconi stesso, ma in campagna elettorale”. Dello stesso avviso anche il coordinatore della segreteria democratica, Maurizio Migliavacca: “Il tempo del suo governo è scaduto. Inoltre è scaduto anche il tempo della sua credibilità”. Non solo dal Partito Democratico, un secco No arriva anche dal cosiddetto Terzo polo. Francesco Rutelli bolla la lettera come “un inganno”. Secondo il leader di Alleanza per l’Italia: “Un presidente del Consiglio, se è in carica, presenta delle proposte di legge per la crescita e le liberalizzazioni, non scrive articoli”.

La posizione di ConfindustriaSi inserisce nel dibattito politico-economico anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, secondo la quale il messaggio di Berlusconi ha il merito di far tornare a parlare di crescita. “Come diciamo da molto tempo, la crescita è per noi l’aspetto più importante. Occorre riprendere a parlare e a concentrarsi sulla crescita. Ed è importante che ci siano iniziative che vanno in questa direzione”. In accordo con il premier anche per quanto riguarda l’imposta patrimoniale: “Su questo tema siamo stati molto chiari: in un Paese che ha già una tassazione così alta, fare una patrimoniale per ridurre il debito pubblico non è la scelta corretta, piuttosto si vendano alcuni beni pubblici”. La Marcegaglia non entra nel merito del dibattito politico, affermando che quello che interessa a Confindustria è che “il dibattito e le scelte concrete vadano in direzione di parlare di crescita che è l’unica che può risolvere il problema dell’occupazione e delle tenuta delle nostre imprese”.

Le reazioni del mondo delle bancheMolte reazioni, tutte pro-crescita, arrivano anche dal mondo delle banche. Per Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa SanPaolo: “La crescita è una priorità assoluta, anche rispetto a una eventuale patrimoniale per abbattere il debito pubblico”. Stessa linea anche nelle parole di Federico Ghizzoni di Unicredit: “Siamo sicuramente interessati alla crescita. È il problema dell’Italia e ognuno deve fare la sua parte”.

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Emma Marcegaglia