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Lavoro, assumere al Sud costa 550 euro in più

Il rapporto SVIMEZ fotografa una situazione di grande disparità tra le imprese del Centro-Nord e quelle del mezzogiorno. «Il Jobs Act non basterà a creare lavoro»

Rispetto a un “collega” assunto a tempo indeterminato al Centro-Nord, un lavoratore assunto al Sud costa circa 550 euro in più all’azienda. Sud che, nel frattempo, viene privato di 3,5 miliardi di euro prelevati dal Piano di Azione e Coesione per finanziare gli sgravi contributivi, anche ad aziende del Centro-Nord. Questi alcuni numeri emersi dallo studio “Modifiche alla disciplina dell’IRAP ed effetti sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale: un raffronto territorialedei professori Gaetano Stornaiuolo e Salvatore Villani di prossima pubblicazione sullaRivista Economica del Mezzogiorno”, trimestrale della SVIMEZ (l’associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno) edito da Il Mulino, i cui principali risultati sono anticipati nella nota di ricerca omonima disponibile da oggi sul sito www.svimez.it.

DIVARIO RETRIBUTIVO. Secondo la SVIMEZ la manovra IRAP, la decontribuzione degli oneri sociali e il Jobs Act non basteranno a rilanciare la domanda di lavoro, soprattutto al Sud; occorrerebbe invece ridurre l’onere tributario sul capitale sul modello tedesco, destinare maggiori incentivi fiscali agli investimenti privati e, soprattutto, rilanciare una politica economica di investimenti pubblici. Il rapporto ha preso in esame l’impatto della normativa fiscale relativa all’IRAP sulle imprese del Centro- Nord e del Sud negli anni 2011-2014 e gli effetti potenziali sulle stesse imprese degli interventi sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale contenuti nella recente Legge di Stabilità. Il quadro parla di un forte divario retributivo nel quadriennio 2011 – 2014 (retribuzione lorda media di 30.137 euro nel Centro-Nord, di 25.488 euro nel Mezzogiorno), e di un costo del lavoro per le imprese che se scende in entrambe le ripartizioni, lo fa con andamenti penalizzanti per il Sud.

I DATI. Nel Centro-Nord dal 2011 il costo azienda di un lavoratore medio è infatti diminuito di 2.592 euro, mentre al Sud, nello stesso periodo di tempo, la riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale è stata di 2.263 euro, cioè 329 euro in meno. Per ogni nuovo lavoratore assunto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2015 l’ultima Legge di Stabilità ha previsto un ulteriore e forte abbattimento del costo del lavoro e del cuneo fiscale: 8.362 euro al Centro- Nord, 8.144 euro per le imprese del Mezzogiorno, con una differenza, ancora penalizzante per il Sud, di 218 euro. Numeri analoghi anche dal punto di vista dei vantaggi fiscali per le imprese del Sud, 1.192 euro contro 1.245. Rispetto ai provvedimenti degli anni 2012 e 2013, che contenevano vantaggi IRAP per le aree più deboli, secondo il rapporto le agevolazioni fiscali contenute nelle ultime leggi di stabilità del 2014 e del 2015 penalizzano le imprese del Sud: a parità di lavoratore da assumere a tempo indeterminato, per un imprenditore diventa più conveniente al Centro-Nord piuttosto che al Sud.

COSA FARE. In questa situazione, si legge nello studio, è molto probabile che la manovra sull’IRAP, la decontribuzione degli oneri sociali e il Jobs Act, pur determinando una riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale, non basteranno da soli ad aumentare gli investimenti privati e a rilanciare la domanda di lavoro, specie nel Mezzogiorno. Per raggiungere tali obiettivi, come sopra citato, occorrerebbe ridurre l’onere tributario sul capitale sul modello della politica tributaria tedesca; non a caso dal 2000 al 2012 l’aliquota implicita sul capitale in Germania è diminuita del 4,7%, mentre in Italia è aumentata del 9,4%. Inoltre, occorrerebbe una manovra fiscale più ampia di incentivi agli investimenti privati, soprattutto al Sud. Serve, infine, una politica economica di incremento degli investimenti pubblici che punti a superare il gap del Mezzogiorno nella minore dotazione di infrastrutture e a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi.