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La Bce rivede la crescita europea. E porta il Qe al 33%

Tassi invariati, nuovo limite per gli acquisti di titoli di Stato e la promessa di Draghi: «Pronti a nuove misure se necessario». Tagli alle stime sulla ripresa e sull’inflazione

La Bce dà una mano alla ripresa. Nella riunione di oggi 3 settembre la Banca Centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse confermando il costo del denaro al minimo storico (0,05%) stabilito l’anno scorso. Una scelta dovuta anche e soprattutto al taglio delle stime di crescita dell’Ue per il triennio 2015-2017: +1,4% per l’anno in corso, +1,7% nel 2016 e +1,8% per l’anno successivo i nuovi dati di riferimento dato che «la ripresa continua a un ritmo più debole del previsto a fronte del rallentamento dei mercati emergenti, che pesa sulla crescita globale e sulle esportazioni dell’area euro», ha spiegato Mario Draghi. La frenata delle economie emergenti e la conseguente debolezza della domanda esterna fanno dunque rallentare l’Eurozona.

STOP ALL’INFLAZIONE. Un altro taglio pesante riguarda le stime dell’inflazione: per il 2016 all’1,1% dall’1,5%, quella per il 2017 è tagliata all’1,7% dall’1,8%. Per quest’anno la stima è tagliata allo 0,1% dallo 0,3%. «Potremmo vedere numeri negativi nell’inflazione nei prossimi mesi ma la Bce li considera transitori a causa dei bassi prezzi del petrolio», precisa il governatore della Bce che delibera però il potenziamento del Quantitative easing, uno strumento che aveva tra le sue ragioni d’essere proprio la ripresa dei prezzi. Il piano di acquisti di titoli privati e pubblici procede «bene» ed è «flessibile», è previsto «fino al settembre 2016 o anche oltre se necessario» e potrà arrivare fino al 33% di un’emissione di titoli di Stato rispetto al 25% fissato in origine.

EFFETTI POSITIVI. «Non ci sono limiti particolari alle possibilità della Bce di potenziare la propria politica economica- ha precisato Draghi. E il cambiamento deciso oggi di uno dei parametri del QE è un segnale», ha concluso Draghi. «Il nostro mandato è mantenere la stabilità dei prezzi, ma la Bce non ignora la crescita e il mercato del lavoro» sottolineando i risultati positivi soprattutto in Paesi in difficoltà «come la Spagna e l’Italia, dove il credito sta migliorando».

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Il n.1 della Bce, Mario Draghi © Getty Images