Connettiti con noi

Business

Italia, la crisi ha eroso la classe media

Dal 2007 a oggi 7 milioni di italiani (3 milioni di famiglie) hanno perso l’ancoraggio economico che li legava al ceto medio. Il sogno? La fine della crisi, la sicurezza del lavoro e la pensione. L’indagine del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo

architecture-alternativo

Numeri indicativi sugli effetti della crisi economica e sulle prospettive di ripresa arrivano dall’Indagine sul risparmio gestito e sulle scelte finanziarie degli italiani 2015, un progetto realizzato dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo e che ha evidenziato come la recessione abbia eroso nel giro di pochi anni la classe media italiana. In base ai risultati dell’indagine – condotta tra gennaio e febbraio di quest’anno da Doxa su un campione di 1.076 famiglie detentrici di un conto corrente bancario e/o postale – a oggi la “middle class” italiana è rappresentata dal 38,5% del totale contro il 57,1% rilevato nel 2007; tra il 2007 e il 2014 sono circa 7 milioni gli italiani – 3 milioni di famiglie – ad aver perso l’ancoraggio economico che li legava al ceto medio.

I risultati del Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo

LA DISCESA DELL’ASCENSORE SOCIALE. La crisi non ha solo fermato l’ascesa sociale verso la classe media. Dal 2009 l’ascensore ha iniziato a scendere: per la prima volta nella storia dell’Italia post-bellica, una generazione di ceto medio dichiara di aver fatto un passo indietro rispetto ai propri genitori. Ancorché su alcuni aspetti specifici della vita gli intervistati si ritengano in vantaggio sui genitori (accesso agli studi, viaggi, la prima casa, l’automobile), la quota del campione che reputa di vivere in condizioni materiali peggiori dei genitori è del 45%. Il saldo tra miglioramenti e peggioramenti nel complesso è del -21%. Considerando le classi di età, i saldi negativi variano dal -64% dei diciottenni al -19% dei cinquantenni, raggiungendo il quasi-pareggio (-4%) solo nei sessantenni (dei quali, però, solo il 15% lavora ancora).

RIVEDERE PRIORITÀ E VALORI. Il tenore di vita del ceto medio ha risentito della crisi: il 25% degli intervistati ha tagliato sull’acquisto di automobili, il 60% su vacanze, alberghi e ristoranti, il 35% sugli spettacoli, il 24% ha rinunciato a cure mediche private. Ma il punto è probabilmente più complesso. La crisi ha dato la sensazione di una svolta che ha determinato cambiamenti nei modelli di consumo: di conseguenza, le persone si sono trovate costrette a rivedere la priorità dei valori. Se i tagli all’abbigliamento e agli accessori arrivano quasi al 50%, la riduzione delle spese per lo sport e le attività ricreative è compresa invece tra il 5 e l’11% ed è la minore in assoluto: la vendita delle biciclette ha superato, per la prima volta in quasi un cinquantennio, quella delle automobili. La middle class spende e spenderà di meno, ma si riscatterà con la qualità e la consapevolezza della spesa. Il processo è pienamente in corso: non si arresterà neanche con la ripresa, ma potrebbe anche rappresentare lo spunto per occasioni di iniziativa e di investimento.

ASPETTATIVE SUL FUTURO DEI FIGLI. I genitori della classe media presagiscono tempi non semplici per i figli, che saranno in vantaggio su di loro solo riguardo alla facilità di studiare. È auspicabile che queste aspettative vengano a mitigarsi con la ripresa economica, ma nel frattempo esse inducono a comportamenti reali di risparmio a favore dei figli: il 26% del campione (con figli) sta mettendo da parte dei denari per pagare loro gli studi, anche all’estero; il 13% sta accantonando per acquistar loro una casa; il 7% sta mettendo da parte i soldi per avviare un’attività da lasciare ai figli; il 22% della middle class sta accumulando comunque con la finalità di lasciare ai figli un’eredità.

VOGLIA DI RISCOSSA. Da tempo la middle class italiana attende di vedere una prospettiva diversa dalla contrazione: interrogata sulle aspirazioni per il futuro, dichiara di desiderare, in primo luogo, che la crisi sia finita. Al secondo posto cita la sicurezza del lavoro, al terzo la tranquillità pensionistica; infine, il 30% dei giovani sotto i 35 anni e, rispettivamente, il 18 e l’11% dei componenti delle due classi di età superiore (35-44 e 45-54 anni) vorrebbe acquistare e/o cambiare la casa. La domanda potenziale, legata alla ripresa e al ripristino di un clima sufficiente di fiducia, include spese per la ristrutturazione dell’abitazione, la sostituzione di un’autovettura, l’acquisto di una casa nuova, l’avvio di un’attività, nonché spese straordinarie per gli studi dei figli. Il “sogno” potrà riprendersi, ma questo non metterà fine alle dinamiche che hanno eroso le basi strutturali del ceto medio: per tornare ai numeri di un decennio fa, l’economia italiana dovrebbe crescere in termini non solo quantitativi ma anche qualitativi (migliore qualità dei nuovi posti di lavoro creati e una distribuzione dello sviluppo che consideri maggiormente la classe media).