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Unire le forze, in periodi di crisi, non può che essere utile. Soprattutto per le imprese italiane che, a causa del difficile contesto in cui si trovano a operare, più di altre vedono il loro business in difficoltà. E corrono ai ripari costruendo relazioni con altre realtà in modo da evitare l’isolamento. Ma non solo: le sinergie sono utili ad abbattere i costi di produzione (lo dichiara il 60% delle imprese), innovare i prodotti e servizi (28,8%), accedere a nuove tecnologie (22,5%), entrare in nuovi mercati (32,2%), ricercare maggiore flessibilità produttiva (22,4%) e puntare all’internazionalizzazione (8%). Insomma, gli accordi intraziendali permettono alle imprese italiane di essere più competitive soprattutto all’estero, grazie a una maggiore propensione all’aumento della gamma di prodotti e servizi offerti (44%) e all’ingresso in nuovi mercati (27,1%).
E così, sicure di questi vantaggi, il 63,3 % delle imprese con tre o più addetti (oltre 660 mila in Italia) dichiara di intrattenere almeno una relazione stabile - di tipo contrattuale o informale - con altre aziende o istituzioni e la percentuale sale fino al 90% se si considerano le grandi imprese, le quali vantano anche sinergie più intense: passando dalle microimprese alle piccole l’intensità media delle relazioni aumenta del 25% fino ad arrivare al 70% in corrispondenza di quelle di maggiore dimensione.
I settori in cui le relazioni sono più diffuse sono quelli delle costruzioni (85%) e industria in senso stretto (76%), ma l’intensità ha picchi nei comparti della manifattura, trasporto e magazzinaggio, forniture energetiche e commercio. A livello territoriale, invece, si registrano accordi a più elevata intensità nelle province settentrionali mentre nel Sud risultano mediamente poco intensi, anche se le relazioni sono diffuse in egual misura sul territorio nazionale.
É quanto rileva il secondo report di approfondimento dell’Istat nell’ambito delle attività connesse al 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi che segnala anche come le relazioni non siano, però, molto impegnative: i legami formali come consorzi (7%), contratti di rete (4%) e franchising (3,3%) sono meno frequenti ed appannaggio delle sole grandi imprese, mentre prevalgono gli accordi di commessa (74,1%) e fornitura (56,6%).