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Istat, calano i prezzi al consumo per le famiglie meno abbienti

È deflazione per i più poveri: il risparmio è soprattutto dalla spesa per l’energia

L’Istat annuncia il calo dell’inflazione nel secondo trimestre del 2015, ma solo per i nuclei familiari meno abbienti: a godere della deflazione sono, infatti, le famiglie con una spesa mensile media più contenuta. Un dato positivo, dunque, che va a beneficio delle famiglie con minore disponibilità economica: non godranno infatti della deflazione coloro che possono permettersi livelli di spesa più elevati.

ABITUDINI DI CONSUMO. I prezzi di consumo per le famiglie povere sono diminuiti tendenzialmente dello 0,2%; per gli altri, invece, il livello di spesa ha mostrato un aumento dello 0,3%. Lo scarto dipende sostanzialmente dalla differenza fra le abitudini di vita e consumo dei due gruppi qui distinti: nel bilancio familiare dei nuclei più o meno abbienti pesano infatti in maniera diversa aggregati di prodotti che hanno ciascuno diseguali dinamiche di andamento dei prezzi.

CALA IL COSTO DELL’ENERGIA. Il risparmio per le famiglie più povere deriva, in misura prevalente, dalla flessione del costo dell’energia; per questa fascia di popolazione il peso dei consumi energetici è in proporzione quasi doppio rispetto a quello sentito dai più ricchi. Sentono di più l’inflazione, invece, settori quali i servizi culturali e la cura della persona, cui solo le famiglie con maggiore disponibilità economica destinano buona parte dei loro consumi.

INFLAZIONE MEDIA IN CRESCITA. Tuttavia, sul lungo periodo, i prezzi al consumo hanno aumentato il loro gravare più sulle famiglie meno abbienti. Negli ultimi dieci anni, infatti, l’inflazione è stata pari al 21,6% per coloro che godono di minori livelli di spesa; un aumento che, invece, colpisce i benestanti solo in una misura pari al 18,3%. Nel complesso, dunque, la variazione dal 2005 al 2015 si è attestata su una misura media del 19,3%.