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Il piano Industria 4.0 è già in retromarcia

A rischio secondo il ministro Calenda la conferma degli incentivi all’innovazione: gli annunci finiscono nel vuoto

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Sarà difficile confermare gli incentivi per il piano Industria 4.0. Alle richieste di Confindustria di confermare le misure per il futuro – «non sono incentivi ma linee di politica industriale», le parole del presidente Vincenzo Boccia – il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, risponde con una frenata: «Dobbiamo fare una finanziaria seria – ha argomentato – che non sarà lacrime e sangue, ma che indirizzerà le risorse verso la continuazione di un percorso».

INDUSTRIA 4.0: INCENTIVI A RISCHIO

Avranno così la priorità altri provvedimenti fiscali che hanno garantito uno sconto d’imposta superiore a dieci punti percentuali, con un risparmio fiscale in termini di imposta sul reddito delle società di circa 2,2 miliardi di euro. Occhio in particolare alla riduzione dell’aliquota Ires dal 27,5% al 24% (12,7% del taglio di imposta), alla proroga del maxi-ammortamento per i nuovi beni strumentali (pilastro di Industria 4.0) e al depotenziamento dell’Aiuto alla Crescita Economica (il cosiddetto Ace, che pesa per un +4,2%).

«La proroga del maxi-ammortamento e il depotenziamento dell’Ace produrranno congiuntamente un aumento medio del prelievo Ires del 2,6%, via via inferiore (fino ad annullarsi) all’aumentare della dimensione dell’impresa. L’effetto complessivo dei provvedimenti si può valutare in uno sconto di imposta del 10,1%», dice l’Istat. Facendo i conti i beneficiari rappresentano il 55% delle società di capitali in Italia. E per l’Istat «un contributo decisivo a tale incentivo è dato dalla proroga del maxi-ammortamento (cioè ammortamento maggiorato del 40%) per i beni strumentali»

Sarà così complicato confermare il sostegno agli investimenti in Industria 4.0, privando di un aiuto concreto chi investe in innovazione. E di una grossa fetta di crescita il nostro Paese.