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In vista della riforma fiscale: online i nomi di chi non paga

E’ solo una delle proposte che emerge dal rapporto del tavolo sull’economia non osservata e flussi finanziari che prevede anche uno stop ai condoni fiscali, un maggior utilizzo della moneta elettronica e anche incentivi per chi segue “un approccio trasparente”. Scarica il rapporto

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Pubblicare online la lista di tutti coloro che non versano alcuna imposta allo Stato “per capire le ragioni del loro privilegio”, ma al tempo stesso cercare di promuovere – anche attraverso incentivi – un comportamento virtuoso che porti aziende e privati cittadini a rendere pubblico l’importo versato all’erario, così come si fa per la ragione sociale e altri dati usuali. Sono solo alcune delle proposte che arrivano dal tavolo di studio sulla riforma diretto dal presidente Istat, Enrico Giovannini. Un tavolo istituito dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti per studiare l’economia sommersa e suggerire rimedi nella lotta all’evasione dalla quale dovrebbero arrivare buona parte delle risorse per finanziare la riforma fiscale. Nel rapporto conclusivo (scaricalo) si suggerisce tra l’altro al governo di favorire l’uso dei pagamenti tracciabili (bancomat), meno discrezionalità sui condoni, meno partite Iva e controlli preventivi sulle Srl. Le misure suggerite si dividono in quelle per migliorare l’efficacia degli strumenti di contrasto e la compliance ‘spontanea’. Tra le proposte per affinare l’attività di controllo si suggerisce l’utilizzo di strumenti statistico-induttivi per individuare meccanismi di selezione dei comportamenti anomali delle Pmi e lavoratori autonomi e la compartecipazione degli enti locali. Il gruppo di lavoro spinge per la moneta elettronica considerato un buon deterrente per l’evasione, soprattutto in un Paese che – ricordando il rapporto dell’Abi – registra “un’anomala diffusione del contante nelle transazioni per consumi in Italia, rispetto alle altre maggiori economie europee, nonché la correlazione diretta tra uso del contante e alcune caratteristiche geografiche settoriali”. La stima dei costi sopportati per queste pratiche, da parte del sistema bancario, è pari a 10 miliardi di euro. Si suggerisce, inoltre, di procedere alla revisione, affinamento e potenziamento degli studi di settore. Alcuni partecipanti propongono anche l’ampliamento delle categorie e del limite dei ricavi/compensi per l’applicazione degli studi. Non manca il redditometro per il quale si raccomanda la ‘costruzione’ dello strumento “sulla base di criteri trasparenti, attraverso una metodologia scientificamente condivisa”; non manca poi un suggerimento sul tutoraggio preventivo per le imprese medio-grandi: per queste si propone l’introduzione del contraddittorio tra contribuente e Agenzia delle entrate sulla base della proposta d’imposta.

Rapporto finale – Commissione riforma fiscale